Meritava una partita autentica, nessun wrestling e niente scacchi viventi. Una di quelle in cui si digrignano i denti, si soffia l’anidride carbonica dai polmoni, a ogni pallone giocato dev’essere data vita e magari ci si rimette il ginocchio com’è accaduto al povero Emerson. Tutto questo ha avuto in sorte Francesco Totti per il suo commiato dalla Roma e presumibilmente dal calcio professionistico. Non ha scritto lui il copione intanto perché neppure ai suoi superpoteri è concesso tanto e poi perché altrimenti ci avrebbe messo dentro un suo gol, gradevole timbro dell’ego. In compenso ha segnato l’uomo che, si suppone, erediterà in pianta stabile la sua fascia di capitano, sin qui allegato del talento che Totti ha ricevuto per insondabile scelta divina. Ma De Rossi ha 33 anni, Florenzi lo segue e a stabilire se sarà a sua volta capitano penserà la storia. Uno come Totti ragiona su scala più ampia. Alla fine della partita, letti i suoi pensieri di commiato, fusosi in un abbraccio correttamente senza pudore né giudizio con i figli commossi, ha cercato il ragazzino che dovrà essere, se il procedere dei cicli epocali segue un destino, il Totti del futuro non prossimo e neppure di media distanza. Tra otto anni, tra una dozzina d’anni, vedremo. Ma quell’investitura ha un valore quasi legale.
EMOZIONE – Ha preso la sua ultima fascia di capitano, che splendeva candida sulla maglia della prossima stagione indossata apposta dalla squadra per questa mezza festa. Avrebbe persino un notevole valore venale, se battuta all’asta. Lui l’ha allacciata al braccio di un ragazzino minuto, biondo, dagli occhi chiari, con la maglietta tigrata di giallorosso. Si chiama Mattia Almaviva, è del 2006 ed è il capitano dei pulcini allenati da Pietro Donadio. Capitano lo è già, il più giovane di tutte le formazioni della Roma. Adesso lo è anche per cooptazione. Non sarà Totti a decidere, sarà il tempo che ha sconfitto persino lui. Però Mattia ha il volto del Totti bambino, il ruolo del Totti bambino e secondo alcuni le stimmate tecniche del Totti bambino. Totti lo ha visto, lo ha riconosciuto, lo ha segnato con quel passaggio di simboli. La famiglia del bambino non sapeva nulla delle intenzioni di Francesco. Ora Totti ha paura del futuro, parole sue, e Mattia solo l’emozione di andare a scoprire che cosa il tempo voglia da lui. Ha undici anni. Per lui è ancora tutto un gioco.