A volte basta la normalità. Quando il mondo inverte il senso di marcia e sembra procedere al contrario, anche poche parole di buon senso possono avere la funzione di far recuperare la rotta. «Mi viene da pensare a chi ancora parla di muri, barriere e razze. Il calcio è vita. L’amore è l’unica via»: quelle postate sui propri profili social da Juan Jesus come augurio per il nuovo anno, costituiscono soltanto un lodevole esempio di quanto possano fare per primi i giocatori per cambiare le storture del mondo di cui sono protagonisti.
Se il 2018 è finito bene per la Roma, non altrettanto si può dire per l’intero movimento calcistico italiano. Il tanto reclamizzato boxing day – usanza mutuata dal football inglese – ha lasciato scorie difficili da digerire per la nostra Serie A. Gli incidenti che hanno preceduto Inter-Napoli hanno causato il più tragico dei bilanci, con una vita spezzata. E dentro lo stadio il clima ha continuato ad essere dei peggiori, sia pure in ambiti differenti. I “buu” di stampo razzista che si sono riversati sul difensore azzurro Koulibaly hanno fatto il giro del mondo, fornendo un’immagine tutt’altro che lusinghiera del nostro campionato. Le polemiche che ne sono seguite hanno avuto il sapore acre di una giornata di festa mai tanto indigesta. (…)
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