Secondo Spalletti vincere era l’unico modo per preparare la remuntada nel derby di coppa. E allora alla Roma va bene anche così: senza fatica, con qualche brivido o almeno un giallo. Ma soprattutto con tanto Dzeko, a cui la sesta doppietta dell’anno regala la firma esclusiva sul 2-0 all’Empoli (al settimo ko consecutivo, oggi il Palermo può tornare a meno 4) e insieme il nuovo record di gol per un romanista in una stagione soltanto: 33, superando persino Totti, oltre a Volk e Manfredini, tutti fermi a 32. Non sarà Higuain e certo in estate non verranno a prenderselo per 90 milioni, ma il cammino del giraffone bosniaco dice addirittura “più uno” rispetto alla marcia, a questo punto della stagione, del Pipita dei record di un anno fa. Roma-Empoli finirà per essere ricordata per questo. O magari perché, con quei boati commossi anche solo a vederlo battere un calcio d’angolo, pare iniziare il lungo addio al calcio di Totti: che sia a fine stagione – come tutto, compreso qualche battibecco col timido Büchel, sembra lasciar pensare – oppure no cambia poco. Per Spalletti invece battere l’Empoli vuol dire soprattutto altro. Aspettare Napoli-Juventus piazzandosi a metà strada tra le due, cinque punti di vantaggio su Sarri, altrettanti meno di Allegri. E quindi poter giocare una “tripla” sul San Paolo: non c’è risultato che stasera possa scontentare Spalletti, che con un successo juventino potrebbe ipotecare o quasi il secondo posto. Mentre al contrario, con una festa azzurra, tornare a sperare in qualcosa di più. In fondo, la filastrocca del mese è nota, perché resti l allenatore pretende un trofeo.
La società sul tema pare suscettibile, se persino un gentleman come il dg Baldissoni parlando del tecnico si fa acidello: «Che vinca un trofeo, poi ne riparliamo…». Più caustico Dzeko che in serata di grazia dice forse la verità: «Può darsi che vada via anche se vinciamo». Per questo il largo management romanista (il dg, l’ad Gandini, il futuro ds Monchi e il consulente-ombra Baldini) ha già iniziato a sondare alternative come il “rivale” Sarri e l’amico (di Monchi) Sampaoli. Di certo, l’uscita di sicurezza verso una coppetta passa per la rimonta sulla Lazio martedì all’Olimpico. Quando andrà in scena la “prima” con la curva sud piena, visto che la permanenza delle ormai celeberrime barriere per un’altra domenica ha convinto i tifosi – meglio: i disertori abituali – a restarsene ancora a casa. E però, per una volta, i processi al fischietto li lasceranno ai loro “colleghi” di Torino: colpa dell’arbitro Massa che dopo 8 minuti, quando lo juventino (in prestito) Thiam finiva steso a terra da Szczesny con la porta vuota davanti, decideva – con la complicità dell’assistente Tasso – di fischiare non un rigore eclatante ma un fuorigioco inesistente. La Roma avrebbe giocato 82 minuti in dieci, forse anche sotto di un gol, a tre giorni da un derby che le risucchierà da stasera dosi massicce di energia mentale. Ma sono chiacchiere: come dice Spalletti, aspettando la Lazio, contava soltanto vincere.