«Questa partita ce la siamo complicata da soli», dice Eusebio Di Francesco ancora infradiciato, dopo aver lasciato i giocatori del Qarabag e della Roma salutarsi sotto il diluvio di Baku. La Roma è tornata a vincere fuori casa in Champions dopo 7 anni (2010, Basilea-Roma 2-3), e dunque non c’è motivo di arrabbiarsi, anzi. Ma resta negli occhi il fatto che la Roma è durata un quarto d’ora, ha fatto due gol con Manolas e Dzeko alla cenerentola della Champions e dopo è stata tutta una sofferenza. A cominciare da quel gol che il brasiliano Pedro Henrique ha messo dentro poco dopo, sfruttando uno svarione difensivo e soprattutto un erroraccio di Gonalons: i 60.000 tifosi hanno fatto esplodere lo stadio Olimpico di Baku. Il gol è storico, il primo in Champions della piccola squadra azera, che è apparsa dignitosissima. Certo il Chelsea di Conte nella porta del bosniaco Sehic di gol ne aveva messi sei, ma la Roma non pretendeva tanto. Un gol di scarto per il momento va bene, per la qualificazione poi si vedrà. La partita di Baku è appena la terza vittoria in Champions della gestione americana.
E’ questo infatti il tasto su cui preme di più l’allenatore della Roma, nel cercare di prendere l’aspetto positivo di questa partita europea così strana e lontana. Ed è un altro sassolino da togliersi. «Se era tanto che non si vinceva, vuol dire che c’erano dei motivi. Io spero che questa sia la prima di una lunga serie». La trasferta di Baku è stata dura e faticosa. I giocatori alla fine erano contenti ma anche molto stanchi, sempre più consapevoli che la Champions è un’altra storia, e che anche una piccola squadra può spremerti tutto. Perotti, già ko in allenamento, e Defrel, uscito zoppicando prima della fine, è il prezzo pagato alla trasferta europea: i due non ci saranno per la partita col Milan di domenica. La Roma a Baku ha cominciato benissimo, macinando gioco brillantemente, nonostante l’ampio turn over di Di Francesco, che ha ormai scelto con regolarità di cambiare cinque giocatori alla volta. Il gol di Manolas è stato un micidiale e spettacolare colpo di testa, e quello di Dzeko (7° gol in 7 partite) è stata una bella esibizione di astuzia ed esperienza. Ma dopo il gol di Henrique la squadra si è disunita, allungata: sulla Roma si è aperto anche il cielo, lo stadio ha incitato il Qarabag a ogni pallone conquistato. La squadra di Gurbanov non ha praticamente mai tirato dopo il gol, ma comunque ha tenuto il campo, e seminato scompiglio con i contropiede. «Siamo in Champions e purtroppo qualcuno se ne dimentica, per la Roma voglio più complimenti che processi. Mi raccomando, perché questa squadra ha bisogno di essere sostenuta» ha sorriso Di Francesco. L’allenatore è risalito sul pullman con una grossa borsa del ghiaccio legata sui pantaloni all’altezza del ginocchio destro: la Champions è dura per tutti.