(…) E tuttavia, la mia rubrica la voglio dedicare a Daniele De Rossi che a fine stagione darà l’addio alla sua Roma. Caro Daniele, Ti ho visto alla conferenza stampa e mi hai emozionato. Sei stato corretto nel linguaggio, pacato, perfino ironico, dimostrando un grande amore verso una società che ti ha cresciuto, valorizzato e alla quale tu hai dato il meglio dite stesso.
I tuoi compagni in prima fila, come in un abbraccio corale e palpitante. Tutti presenti in questo momento per te difficile. Ti hanno riconosciuto il ruolo di Capitano e di uomo, un hombre vertical. Tutto d’un pezzo. Diciotto anni che non dimenticherai mai, pieni di gioie e delusioni, di vittorie e sconfitte, amici e finti amici, di episodi negativi e positivi che ti serviranno adesso nella tua vita reale. So che senti l’amaro in bocca. Funziona così quando si deve dire addio.
Lo so, saresti rimasto ancora, pugnace e irriduabile, rinviando rom dell’addio. Un punto di vista del tutto rispettabile, il tuo. Ritengo però anche che il dub debba avere la libertà di fare le proprie scelte. Resta aperto il tema dell’educazione e del rispetto a cui hai diritto e questo dovrebbe essere il primo step. La regola inviolabile violata invece con quella proposta societaria dei 100 mila euro a partita.
Non è solo questione di forma. È questione di sostanza. Non rappresenti il primo caso: esempi edatanti si sono già visti. Lo sport è diventato assolutamente un business, cancellando tutti i valori che dovrebbero accompagnarlo. Non rammaricarti troppo. Quei compagni in prima fila, con il simbolo dell’Infinito, ed i tuoi amati colori, i tuoi tifosi sotto la pioggia che ti parlavano con affetto sono la più grande vittoria che tu abbia mai ottenuto. Con la speranza di rivederti in campo
FONTE: La Stampa – M. Tardelli