Otto reti incassate in otto giorni. Tre sconfitte di fila tra Coppa Italia, campionato e Europa League che odorano di zero titoli. A Lione, ribaltata nella ripresa, la Roma si complica la vita anche in campo continentale: servirà una rimonta, più o meno delle stesse proporzioni di quella sognata nel derby con la Lazio, per continuare ad andare avanti. Missione non impossibile, ma complicata, vedendo la poca benzina rimasta nel serbatoio giallorosso. Infilzata quasi a freddo da una zampata ravvicinata di Diakhaby, la Roma esportata ha inizialmente il pregio di non scomporsi più di tanto. Il primo tempo sembra galantuomo: prima uno scivolone di Diakhaby spalanca a Salah la porta per il colpo del pari e poi un’incornata di Fazio completa in poco più di mezz’ora il momentaneo ribaltone, logica conseguenza dei dolori difensivi (ma anche sulle corsie esterne) del giovane Lione e dei precedenti spari a salve di Dzeko, Nainggolan e Salah.
Ma qualche tormento, soprattutto quando vengono meno i rimedi naturali del ritmo sostenuto e del pressing alto, se lo concede anche la Roma. Il raffreddamento del motore giallorosso permette al piedino vellutato di Tolisso, ispirato da Lacazette, di impallinare Alisson. Titoli di coda per la bella Roma del primo tempo: quella della ripresa e lenta, prevedibile, sterile e stanca. Il Lione fiuta l’odore della preda e aumenta il numero di colpi: Alisson si supera su Lacazette e Valbuena, ma non può fare granché sul colpo di prestigio del subentrato Fekir e sul fendente, nei minuti di recupero, di Lacazette. Il Lione serve il poker e intravede i quarti. Arrivederci tra sei giorni per il primo tentativo romanista di rimonta salva stagione nel giro di 19 giorni.