Quando tutto è accaduto, a Boston era notte. Jim Pallotta ha saputo dopo, avvertito da una telefonata da Trigoria. L’ennesimo problema, un altro intoppo. Un colpo allo stadio della Roma dopo quello – peggiore – dello scorso giugno: la società si è sentita parte lesa all’epoca e si sente così anche questa volta. «Lo stadio è un diritto acquisito», ha dichiarato Mauro Baldissoni, vice presidente giallorosso, che ha fatto da eco al numero uno del club, deciso ad andare avanti: «La Roma non c’entra niente, spero non si allunghino i tempi».
CALMA APPARENTE – Come minimo si va verso un altro rallentamento. E’ come fermarsi a un metro dal traguardo e ogni volta ripartire da qualche casella dietro, tipo gioco dell’oca. Pallotta in passato ha sempre mostrato un certo pessimismo davanti alle difficoltà: «Il nuovo stadio dovrebbe essere pronto nel 2020 e se non sarà così ci sarà un nuovo proprietario perché io non sarò più da queste parti e tornerò a casa». Una minaccia, buona per ogni stop, buona per svegliare – all’epoca – le istituzioni. Qui non si tratta di capire se la Roma sia coinvolta o meno nelle indagini, a Trigoria sono tutti concentrati su cosa succederà ora, quanto la società dovrà ancora aspettare prima dell’inizio della costruzione dell’impianto.
«Abbiamo già speso oltre 60 milioni sullo stadio, nessuno sa questo. Si parla dei soldi per il mercato dei calciatori, ma c’è altro. Sono stati investiti 65, se non 70 milioni per lo stadio. Non si può continuare a spendere soldi così quando non hai un ritorno in cambio, quindi abbiamo bisogno di uno stadio e in tempo. È molto facile», così il presidente lo scorso aprile. Stavolta Pallotta ha mostrato meno angosce, è stato meno minaccioso, così come i suoi collaboratori.
IL FUTURO – Il futuro resta in bilico, ma c’è meno preoccupazione. Almeno in apparenza. «Non sono né arrabbiato né preoccupato. La Roma non c’entra niente in questa storia, spero solo che non si allunghino i tempi per la realizzazione dello stadio», le parole di Pallotta nella giornata di ieri. Ha temuto che si bloccasse tutto lo scorso giugno, con l’arresto di Parnasi. Passata quella tempesta, è ripartito dalla vecchia strada. Il problema è capire cosa succederà in Campidoglio, questo è il vero nodo. Più esplicito è stato Baldissoni, che ha la delega della società sulla questione stadio. Lui spiega – a Sky – ed è come se parlasse Pallotta stesso. «Il progetto è talmente complesso che è passato attraverso una procedura amministrativa altrettanto densa di interventi; non sono mai stati trovati atti viziati. La Conferenza dei Servizi è di quindici mesi fa, non ci possono e non ci devono essere dubbi; ormai è un diritto acquisito della Roma vedere approvare il progetto.
Manca poco per avere, forse già ad aprile, una finalizzazione di tutta la documentazione che serve per l’approvazione definitiva, ci aspettiamo che il Comune mantenga questa linea di intervento. Pallotta e tutti quelli che hanno deciso di investire con lui hanno dimostrato di credere allo sviluppo di questo Paese e di questa città in particolare, anche se a volte il presidente fa delle valutazioni sulla opportunità di attendere così tanto tempo per la realizzazione di un progetto è determinato ad andare fino in fondo. Pallotta un investitore di successo, va ringraziato per quello che ha fatto, ogni tanto ha dei dubbi ma è convinto che alla fine si farà. E noi abbiamo la responsabilità di non far cambiare idea né a lui né agli investitori».