Le facce alla fine raccontano tutto. Quelle della Roma di uno scudetto forse andato via davvero, quelle dell’Atalanta invece di un’Europa che meritatamente si avvicina. Finisce 1-1 grazie alle reti di Kurtic e del capocannoniere Dzeko al termine di un match dai due volti: il primo tempo tutto di marca nerazzurra (con i padroni di casa che escono tra i fischi dell’Olimpico), la ripresa chiaramente giallorossa, con la Roma che si rammarica anche per due legni rimasti inutili per scrivere un’altra storia. Quella attuale rivela che la banda Spalletti deve innanzitutto difendere il secondo posto dal Napoli, ora a soli 2 punti.
CHIAVE KESSIE – Eppure sul fronte delle assenze ad accusare dazio sembrerebbe più l’Atalanta, che ha fuori Berisha (gastroenterite notturna, come Mounier), Spinazzola e lo squalificato Gomez, mentre la Roma fra i titolari non dispone del solo Emerson. In avvio, però, il gap tecnico pare tutto a favore dei bergamaschi, che fanno due semplici mosse in grado di disorientare i giallorossi: nel 3-5-1-1 di partenza collocano Kessie quasi a uomo su Nainggolan e, in fase di possesso, alzano Cristante sulla linea di Kurtic, quasi a formare una coppia di trequartisti dietro Petagna. Ne risulta che il belga, per liberarsi dell’ivoriano, svelle il 4-2-3-1 di partenza e si abbassa in mediana non dando più punti di riferimento ai suoi per le ripartenze sulle fasce perché Perotti e Salah sono costretti ad accentrarsi sulla trequarti, mentre quando difendono De Rossi si trova a lottare in costante inferiorità numerica in mezzo al campo, perché le due mezzali devono allargarsi per coprire le sgroppate di Hateboer e Conti, bravo anche a sinistra. Così il primo tempo vede la squadra di Spalletti col baricentro inutilmente avanzato e – debole sulla sinistra per la scarsa vena di Mario Rui e in avvio di Perotti – rassegnata così a subire le ripartenze nerazzurre, che proprio sul quel lato sono pericolosi già al 2’ con Hateboer. La foto della prima frazione è una: la Roma è pericolosa solo di testa su calci piazzati, visto che Fazio va alla conclusione due volte (8’ e 16), mentre De Rossi una (36’), con Gollini sempre attento. Inutile dire che il ritmo dopolavoristico aiuta l’Atalanta che, nonostante un possesso palla da provinciale (29%), si affida invece a fraseggi stretti per andare al tiro altre due volte con Petagna e Kurtic, finché proprio quest’ultimo, ben servito da Conti che si beve Rudiger sulla fascia, non batte Szczesny con un bel sinistro al volo. E’ il 22’ e, a sorpresa, l’encefalogramma della Roma resta piatto fino all’intervallo.
DZEKO: 25 GOL – Nella ripresa però c’è la svolta. Spalletti rinuncia a Manolas e, accentrando Rüdiger, inserisce un verso esterno di fascia, Bruno Peres, che ha almeno il merito di allargare il campo. I ritmi salgono e già al 5’ i giallorossi pareggiano grazie a un cross di Mario Rui, deviato da Salah e santificato da Dzeko. È il momento migliore dei giallorossi, che sfruttano anche l’avanzamento di Kessie sulla trequarti e la conseguente «liberazione» di Nainggolan. Così all’11’ De Rossi in rovesciata colpisce un palo da angolo, mentre Gollini al 16’ deve volare per respingere un tiro di Perotti dal limite. L’Atalanta non riparte più; anzi, al 19’ Masiello perde palla in uscita e il «buco» libera in area Nainggolan, il cui destro fa tremare la traversa. Nonostante gli ingressi di El Shaarawy e Totti, però, la Roma migliore finisce qui perché Gasperini corre ai ripari. Con l’inserimento dell’esordiente Cabezas i nerazzurri passano al 4-2-3-1, prima con Toloi davanti alla difesa e poi con l’arretramento di Kessie. I bergamaschi riguadagnano campo e così al 24’ sfiorano il gol quando un tacco del prezioso Petagna libera Cabezas, sul cui tiro cross il neo entrato D’Alessandro arriva in ritardo. È il prologo dei titoli di coda, che vedono emozioni solo sui calci d’angolo. Troppo poco per far sognare una Roma un po’ sfortunata (17 i legni in campionato), a cui il pari in casa mancava dall’11 aprile 2016. Abbastanza per una Atalanta che capitalizza il suo unico tiro nello specchio della porta. Un cinismo chirurgico degno dell’Europa.