Il paradosso della Roma seconda in classifica è in panchina: perché, a 6 giornate dalla conclusione del campionato, si ritrova senza allenatore. Quello di oggi e, ovviamente, quello di domani. Spalletti, chiariamolo subito, resta ancora alla guida della squadra, nel senso che spetta a lui arrivare fino al traguardo, mantenendo la posizione che porta direttamente in Champions. Ma, avendo ormai fatto capire ai collaboratori di Pallotta di non voler rinnovare, il suo potere dentro Trigoria non è più quello del gennaio dell’anno scorso, quando iniziò la sua seconda avventura in giallorosso. Al tempo stesso Baldini, il consulente incaricato dalla proprietà Usa di trovare l’erede del toscano, ancora non ha messo sotto contratto il nuovo tecnico. Che, tra i nodi da sciogliere, ha la priorità. Anche per far partire subito la programmazione, in attesa sempre dell’ufficializzazione di Monchi, costretto per il momento a lavorare solo a distanza.
SEPARATO IN CASA – Spalletti, è giusto riconoscerglielo, rimane il professionista di sempre. L’allenatore che passa la sua giornata (intera) a Trigoria e che in campo è meticoloso nell’addestramento del gruppo (ieri, alla ripresa degli allenamenti, lungo confronto). Da qualche settimana, però, il rapporto quotidiano con i suoi interlocutori non è più lo stesso. Lui stesso sente che la fiducia, dentro la struttura, è improvvisamente scemata. C’è chi, nel management italiano di Pallotta, non ha gradito alcune uscite in pubblico contro i media proprio nella fase cruciale della stagione in cui la Roma è poi caduta nelle coppe, eliminata dal Lione e dalla Lazio. E c’è chi, magari indirettamente, ha messo in discussione alcune sue scelte nelle partite da dentro o fuori, a cominciare dallo scontro diretto con il Napoli, ko all’Olimpico che ha tenuto in corsa la formazione di Sarri adesso tornata meno 2 dai giallorossi. E, come approfondito pure qui sotto, il club non ha condiviso la bocciatura di alcuni panchinari che ha utilizzato poco o niente, ultimo Grenier che ha avuto a disposizione da fine gennaio. Sarebbe sbagliato, però, indicarlo come unico colpevole di una stagione che ha preso una brutta piega. Diventerebbe l’ennesimo alibi concesso alla squadra e alla società che sono coinvolte nel flop quanto il toscano. L’allenatore, anche sabato scorso dopo il pari contro l’Atalanta, ha ammesso che i cambiamenti fatti nell’ultimo periodo (sistema di gioco, posizioni in campo e interpreti) non hanno migliorato il rendimento della squadra (soprattutto nelle coppe). L’indecisione è stata fatale e ha spiazzato per primi i giocatori. La Roma, già da qualche partita, ha smarrito l’identità trovata prima di Natale.
CACCIA ALL’EREDE – Senza organizzazione, in campo e fuori, non si va da nessuna parte. Baldini, rimanendo in contatto con Monchi, sta approfondendo le consultazioni per il nuovo allenatore. «Ogni giorno ci motiviamo per la Coppa e il campionato: non parlo di altro. Il club pensa e lavora per futuro, l’allenatore guarda al presente» fa sapere Emery che ieri ha vinto in trasferta con il Metz (3-2, gol diMatuidi al 93’) e raggiunto in vetta il Monaco (1 partita in meno). Potrebbe essere mezza apertura, non essendosi sbilanciato su quanto accadrà a fine stagione. Oppure no. Lo spagnolo, per ora, è il favorito per i bookmakers (quotato 1,30) e per il nuovo ds. Lo stesso consulente di Pallotta provò a portarlo a Trigoria in passato. Ma l’ex tecnico del Siviglia è vincolato al Psg (scadenza 30 giugno del 2018) proprio come Sarri, il suo più accreditato rivale italiano, al Napoli (30 giugno 2020). Il testa a testa va avanti da tempo, senza però avere la certezza che uno dei due sarà giallorosso. L’italiano ha qualche chance in più: Baldini potrebbe spingere la proprietà Usa a pagare la penale di 8 milioni per liberarlo. Ma, per questa soluzione, è necessaria la partecipazione alla prossima Champions. Che è anche l’obiettivo, nelle ultime 6 giornate, del Napoli. E di Sarri, l’unico che non ha niente da perdere. E’ dietro a Spalletti (in classifica), ma davanti (nel casting) a Gasperini, Di Francesco,Montella, Paulo Sousa e Mancini.