Il teorema del 148 — 74 gol segnati dalla Roma e 74 subiti dal Pescara — produce un doppio risultato che è logica allo stato puro: 1) i giallorossi battono un avversario in liquefazione e blindano il secondo posto, salendo a +4 sul Napoli; 2) il Pescara retrocede in serie B con cinque giornate d’anticipo, tra l’indifferenza dei suoi ultrà che disertano lo stadio. La Roma mette davvero le mani sulla gara con un micidiale uno-due tra il 44’ e il 45’ del primo tempo, dopo aver sprecato l’inverosimile nei primi 25 minuti. Almeno cinque occasioni nitide e una ciclonica traversa di Nainggolan, prima di rischiare l’indicibile su un contropiede di Bahebeck (30’), chiuso con prontezza da Szczesny. Quando il Pescara pensa di averla scampata, arriva la doppia mazzata. Due gol simili: il primo sfondando a sinistra con El Shaarawy (assist per Strootman) e il secondo sfondando a destra con Salah (assist di Dzeko per il gol numero 10 di Nainggolan). A Spalletti avrà fatto piacere vedere l’altruismo del Faraone e del bosniaco, che hanno permesso due gol a porta spalancata. La ripresa si è giocata perché la gente aveva pagato il biglietto o l’abbonamento alla pay-tv, consegnando alle statistiche la doppietta di Salah (secondo e terzo assist di El Shaarawy) e lasciando il forte desiderio di una serie A a 16 squadre. La prima sostituzione di Spalletti (Grenier per Dzeko a 20’ dalla fine) entra nei misteri del calcio: tutti i romanisti in campo stavano cercando di far segnare il bosniaco — in serata poco felice — per aiutarlo nella corsa al trono dei cannonieri. Se c’era un giocatore da tenere in campo 90’ era Dzeko e invece è stato mandato sotto la doccia per primo. Le proteste del bosniaco, labiale incluso, aprono un caso cercato con il lanternino dal tecnico.
La scampagnata in casa Zeman è stata invece l’occasione giusta per presentare Monchi, che ha firmato un quadriennale con opzione per il quinto anno. L’ex d.s del Siviglia ha rilasciato le sue prime parole: «Darò il meglio di me per permettere alla Roma di arrivare il più in alto possibile. Non riposerò neanche un secondo per raggiungere gli obiettivi che tutti abbiamo in mente». Tra i nomi dei possibili allenatori che piacciono al nuovo d.s. c’è anche quello di Marcelino, ex tecnico del Villarreal, che l’anno scorso fu coinvolto, ma non scelto, nel casting dell’Inter. Ma questo è il futuro e Marcelino (come altri) è solo un’ipotesi. Spalletti è passato dal «se non vinco un trofeo me ne vado» a un più accomodante «se arriviamo secondi abbiamo fatto il nostro dovere». I toni sono molto diversi da qualche settimana fa e tutto può ancora accadere. Il presente è questo: finire l’opera, a partire dal derby di domenica prossima, e chiudere il campionato dietro alla Juventus. E poi si faranno i conti.