La Lazio, anche perdendo, può festeggiare sotto la Nord: è in finale di Coppa Italia. Stasera, dopo la nuova sfida tra Napoli e Juve al San Paolo, conoscerà la prossima avversaria. È il capolavoro di Inzaghi che, sempre più leader dello spogliatoio e riferimento della curva, difende il vantaggio dell’andata (2-0) e umilia tatticamente Spalletti che resterà solo in caso di conquista dello scudetto. La Roma, fiacca pure al ritorno, vince 3 a 2 il 3° derby stagionale, ma esce di scena dal torneo: fallita anche la seconda rimonta stagionale, dopo quella contro il Lione, sempre all’Olimpico, lo scorso 16 marzo negli ottavi di Europa League. Il verdetto, per quanto si è visto nelle due semifinali, è giusto: i biancocelesti si sono presentati meglio, superiori ai giallorossi sia mentalmente che fisicamente.
COPIONE ANNUNCIATO – La Lazio, per la nona volta nella sua storia, può giocarsi il trofeo. L’ultimo lo festeggiò, il 26 maggio del 2013, proprio contro la Roma. Che sbaglia anche questa partita. Spalletti non è lucido nemmeno al ritorno. Non paga la scelta della difesa a 4, allargando Ruediger ed Emerson. In mezzo al reparto Manolas accoglie Juan Jesus. Nel 4-3-3, con Paredes play basso, mancano i titolari Fazio, Peres e, come all’andata, De Rossi. Strootman e soprattutto Nainggolan accompagnano Salah, Dzeko ed El Shaarawy. Inzaghi, invece, copia se stesso e ripropone la traccia della prima semifinale. Entra Lulic, da mezzala, per lo squalificato Parolo nel 5-3-2 prudente e compatto, con Basta e Lukaku sulle corsie e i tre centrali Bastos, de Vrij e Wallace a presidiare il fortino davanti a Strakosha. Biglia fa da schermo, ma lo aiutano, abbassandosi, Milinkovic e lo stesso Lulic. Le ripartenze sono ovviamente affidate a Felipe Anderson e Immobile.
TEMPO ANDATO – La Roma conclude subito con Dzeko, ma fatica a entrare in partita e a sfondare il muro. Nessuno rischia l’uno contro uno. Avere l’iniziativa non basta, anche perché priva di ritmo. La Lazio, pur arretrando il suo baricentro, sa diventare pericolosa con le verticalizzazione. Immobile non sfrutta il rimpallo, Strakosha devia il sinistro di El Shaarawy. Poche chance, prima della dormita della difesa giallorossa. Sul cross da destra di Felipe Anderson, Manolas regala il tiro a Immobile. Alisson respinge, ma Milinkovic, lasciato libero da Paredes, segna a porta vuota. La Roma resta per qualche minuto in apnea. El Shaarawy, destro chirurgico dopo la svirgolata di de Vrij su cross di Ruediger, la riporta a galla prima dell’intervallo. I giallorossi, però, è come se avessero buttato la prima parte. Per andare in finale avrebbero dovuto segnare sempre e comunque 3 gol.
A SENSO UNICO – Nella ripresa Spalletti fa entrare subito Peres per Juan Jesus e passa al 3-4-3. Inzaghi, con Hoedt per de Vrij, non fa una piega e va avanti così. La Roma, scontata e lenta nel palleggio, si allunga e diventa vulnerabile. La Lazio ne approfitta e prende quota. Immobile vola verso Alisson. A farlo partire, due volte di fila, è Felipe Anderson. Al terzo tentativo, su lancio però di Milinkovic, chiude il derby dopo meno di un’ora. Veloce e preciso, esulta sotto la Nord. Spazio a Keita, fuori Felipe Anderson. L’assalto giallorosso è sciatto e disorganizzato. El Shaarawy ci riprova: palo e pari facile facile di Salah. Ecco Perotti per El Shaarawy e Murgia per Biglia, quest’ultimo diffidato e quindi da preservare per la finale. Totti, in campo 14 minuti, partecipa al successo più amaro contro la Lazio. Segna ancora Salah (100 gol dei giallorossi in 46 gare). La terza eliminazione stagionale ridimensiona la rosa e anche Spalletti: fuori contro il Porto, il Lione e la Lazio, avversarie in partenzameno quotate.