Tutto come prima, più di prima, peggio di prima. Eusebio Di Francesco è l’allenatore della Roma. Continuerà a esserlo anche in caso di sconfitta domenica sera all’Olimpico contro il Milan, cosa che peraltro siamo i primi ad augurarci che non succeda. In ogni caso, questo è quanto è filtrato, il giorno dopo l’irreversibile vergogna di Firenze, da una Trigoria triste come Venezia. In sostanza, la decisione presa a caldo nel dopo partita fiorentino, è stata confermata, anzi rafforzata, dopo una nottata di riflessioni e telefonate intercontinentali e una mattinata di confronti improntati, tecnico e calciatori, tecnico e dirigenti, al volemose bene.
Nella convinzione che questa sia la linea giusta per provare a rimettere insieme i cocci. Decide Monchi, aveva detto Pallotta dagli States. Così è stato, così è, chissà se così sarà. Raccontano che il direttore sportivo abbia fatto tutte le valutazioni dei pro e dei contro, convincendosi che i rischi di un cambio sarebbero addirittura superiori a quelli di una conferma di un allenatore comunque sfiduciato dai fatti.
Si potrebbe pensare che una scelta per molti versi incompresibile come questa, sia figlia legittima della mancanza di un’alternativa. Detto che in questo momento a Trigoria pare non esserci la percezione di quello che è accaduto, dimenticando una tifoseria umiliata dalla sconfitta ma pure da un dopo partita ai confini della barzelletta, non può reggere l’ipotesi della mancanza di un’alternativa. Ci sono grandi allenatori in attesa di tornare a sedersi su una panchina.
Come Antonio Conte che per ovvi motivi sarebbe il preferito dai tifosi (pure a Trigoria), ma non sembrano esserci i presupposti per l’arrivo dell’ex ct della nostra nazionale. Oltretutto, proprio ieri, Conte è stato intercettato sotto la sede dell’Inter (anche Spalletti non è che stia passando un bel momento), sembra che sia andato a salutare il suo amico Marotta, ma certo pensare che a giugno possa vestirsi di nerazzurro non è esercizio d’ottimismo. (…)
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