Se il piano di Malagò andasse in porto, entro un mese la Federcalcio si ritroverebbe commissariata per la dodicesima volta in 120 anni di vita. Domani a Fiumicino è convocata l’assemblea che dovrebbe nominare il nuovo vertice del calcio italiano, il primo dopo l’onta dell’esclusione dal Mondiale russo. Ma nei piani del Coni non durerebbe più di 30 giorni. Da oggi inizia la “tregua Olimpica” per i Giochi invernali. Ma per il 1° marzo è stata convocata la giunta straordinaria ( forse sarà anticipata al 28 febbraio) con un solo punto all’ordine del giorno: il commissariamento della Figc. Come arrivarci, Malagò lo ha spiegato ieri ai tre candidati alla presidenza, Gravina, Sibilia e Tommasi. E poi alla stampa, non dagli uffici Coni («Troppo costoso aprirli in un prefestivo» ) ma dal “ suo” circolo Aniene. La Serie A è in stallo, incapace di darsi una governance e nominare i propri consiglieri federali. Ultimo atto, la lite furibonda di giovedì tra Lotito e Marotta, con il laziale arrivato a rivelare ciò che nessuno voleva ammettere prima: «Avevamo fatto un patto io e te, quest’estate» . Il dg bianconero ha confermato uno «scontro acceso, dialettico ma non fisico» . Li hanno separati in tempo. Ma in Lega non c’è accordo su nulla e il consiglio federale nascerà di nuovo senza i consiglieri della A.
Per questo ai candidati Malagò ha chiesto un passo indietro, per rinviare le elezioni di 90 giorni e intanto affidare l’ordinario a un commissario “ad acta”. Prospettiva concreta da qui a domattina, quando apriranno le urne, anche se ieri i candidati hanno detto «no» . In particolare il n. 1 dei calciatori, Tommasi: sarà lui l’ago della bilancia al voto. Scegliesse l’alleanza con Gravina e Ulivieri, che l’ha abbandonato, potrebbe comporre un governo col 58% dei voti. È la mossa che stasera gli chiederà il direttivo. Tommasi però non è orientato a ritirare la candidatura ( e semmai, preferirebbe Sibilia), anche a rischio di restar fuori dal ballottaggio. Quando gli atleti potrebbero votare scheda bianca, rendendo impossibile l’elezione e consegnando la Figc al commissario. Come desidera Malagò. Il motivo di questa voglia del Coni di prendersi il calcio? Ufficialmente, garantire la possibilità di riforme a un movimento in stallo, «e il 90% degli italiani è con me», dice Malagò. La priorità tecnica è la scelta del ct, evocata ieri da Spalletti: «Dopo l’Inter ambisco alla Nazionale». I candidati hanno idee differenti: Sibilia punterebbe tutto su Conte, che smania all’idea di tornare, e per accontentarlo potrebbe sfruttare i 5 milioni di budget previsti. Gravina è invece orientato su un profilo più che su un nome e tutto porta alla figura di Ranieri, che avrebbe dato disponibilità a liberarsi dal Nantes prima della fine della stagione.