Sono bastati pochi rumors sulla possibile cessione di Nainggolan all’Inter (data per fatta ieri mattina da Tuttosport in cambio di 29 milioni più il giovane Zaniolo) sommati alle parole di Alisson che rimbalzano ormai da due giorni («stiamo valutando tutte le possibilità per il futuro con la mia società») per scatenare la nuova ondata di polemiche balneari sulla “solita” attitudine della Roma a vendere, sull’incapacità dei dirigenti giallorossi di saper dire di no, sulla futilità delle parole di Pallotta («non venderemo Alisson») e di Monchi (l’ormai gettonatissima «non c’è un cartello vendesi sul collo dei calciatori»); in un concetto, sulla (presunta) inadeguatezza della dirigenza giallorossa rispetto all’approccio al mercato e alle strategie di rafforzamento della squadra.
Come spesso accade ormai in Italia, le opinioni hanno la meglio sui fatti, due opinioni sommate fanno rumore, dieci opinioni si fanno largo e chiedono risposte, cento opinioni affastellate fanno tendenza, e quindi si guadagnano hashtag che assurgono al rango di trend-topic, e giustificano titoli sulla rivolta dei tifosi e della rete. Facciamocene una ragione, è l’epoca dei social e ognuno può dire la sua in trenta secondi: dalle soluzioni alla recessione finanziaria fino al matrimonio dell’anno, dalle questioni di governo all’obbligo delle vaccinazioni, siamo pieni di opinion maker improvvisati, che trenta secondi dopo sono già su altri argomenti e diventa persino inutile provare a richiamarli al rispetto della verità fattuale. Per fortuna sul Romanista ci prendiamo a volte il gusto di approfondire qualche tema partendo dalle fondamenta della verità, quella inoppugnabile dei fatti e dei numeri. Così, tanto per provare a far riemergere qua e là delle circostanze che nessun opinionista potrà mai negare, ammesso e non concesso che trovi il tempo poi di leggersi (addirittura) qualche dato. (…)
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