Le storie del calcio sono piene di contenziosi tra società e società, società e dipendenti, società e giocatori. Ma in questa estate caldissima per la Roma dopo una stagione sportiva disastrosa, come l’ha definita il presidente Pallotta, tutto ci voleva tranne che un’altra matassa da districare anche per il ruolo di direttore sportivo, figura chiave di ogni club, e in particolare per la Roma, mai come adesso alla ricerca di punti di riferimento per impostare il lavoro di ricostruzione.
E sulla storia che dovrebbe legare alla Roma Gianluca Petrachi, rampante dirigente lanciato nel grande calcio proprio dal presidente Cairo dieci anni fa, per collaborare con l’allora ds Rino Foschi col Torino in serie B, c’è il rischio che si vada a finire proprio di fronte a un tribunale. Intanto però il dirigente è convinto di potersi liberare dal 1′ luglio prossimo e di poter ufficialmente cominciare a lavorare per la Roma, con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del suo vincolo con il Torino e questo grazie ad una vicenda che in qualche modo è stata favorita dall’attivismo del presidente della Lazio Claudio Lotito.
Le figure professionali delle società di calcio – allenatori, giocatori e anche direttori sportivi – sono tutelati nei loro contratti con i club dai cosiddetti accordi collettivi, intese che stabiliscono sostanzialmente delle regole dalle quali non si può prescindere. Per cui, ad esempio, un allenatore o un giocatore non possono liberarsi da un vincolo semplicemente dando le dimissioni. E una volta era così anche per i direttori sportivi. Anzi, è ancora così per i ds nella Lega di Serie B e nella Lega Pro. Nella lega di serie A, invece, l’accordo è scaduto ormai da una decina d’anni e non si riesce a rinnovare a causa soprattutto dell’impegno di alcuni presidenti (tra cui il più attivo è proprio Lotito) che si sono opposti ad ogni proposta di intesa, proprio per non avere troppi obblighi.
Ma che può significare, all’atto pratico? Che Petrachi è vincolato al Torino da un contratto privato, le cui uniche clausole sono quelle previste in quello specifico documento. Ecco perché può aver ragione lui a sostenere che la presentazione formale delle dimissioni, evidentemente nei tempi regolati dall’intesa scritta, può essere l’unico atto formale necessario a liberarlo dal vincolo con Cairo e con il Torino. Ovviamente nessuno può sapere esattamente che cosa ci sia scritto nel contratto, se non i contraenti e gli avvocati che lo hanno redatto. Ed ecco perché Petrachi fa sapere a chi glielo chiede che lui dal 1° luglio è libero di lavorare per chi vuole.
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco