La fetta da sfruttare al momento propizio, la congiunzione astrale rara come la cometa di Halley, le precauzioni prese dopo l’arresto di Luca Parnasi, con gli incontri segreti e le salette riservate, la paura di essere scoperti e, contemporaneamente, il desiderio di mettere le mani sui soldi al più presto. Dalle intercettazioni agli atti dell’inchiesta che definitivamente sancisce la mutazione genetica del Movimento, emergono i caratteri costitutivi di quello che il gip definisce il «format» dell’accaparramento. «Il solito schema», di cui parla Luca Parnasi in un’intercettazione ambientale. Così gli imprenditori che facevano saltare ogni regola della concorrenza, come valuta il giudice, affidavano gli incarichi all’avvocato Camillo Mezzacapo, che a sua volta girava i soldi al presidente del Consiglio comunale tramite una società riconducibile a entrambi. È lui a dire in un’intercettazione una frase eloquente: «Seguiamo il nostro canale… ce li abbiamo, i politici ce li abbiamo».
Il gip lo definisce «l’orientamento teleologico» delle condotte degli indagati. È Mezzacapo a proclamare il manifesto, suo e di De Vito: «Qui noi abbiamo proprio un anno buono, una congiunzione astrale che è come quando passa la cometa di Halley: cioè state voi al governo di Roma e anche al governo nazionale in maggioranza rispetto alla Lega, se adesso non facciamo un c… in un anno, mettiamoci il cappelletto da pesca, io conosco un paio di fiumetti qua, ci mettiamo là, ci mettiamo tranquilli con una sigarettella un sigarozzo, con la canna e ci raccontiamo le storie e ci facciamo un prepensionamento dignitoso». Quando Mezzacapo dice a De Vito che difficilmente capiterà un’altra situazione analoga – «stai al governo da solo dove fai il fico, hai visto Di Maio? dobbiamo sfruttarla sta cosa Marcé, ci rimangono due anni» -, De Vito replica: «Avresti vinto anche con il Gabibbo».
DOBBIAMO PRENDERE TUTTO – Dopo la bufera giudiziaria e gli arresti per le tangenti dello Stadio della Roma, De Vito e Mezzacapo avevano preso qualche precauzione. I soldi pagati dagli imprenditori Toti e Statuto per fare passare i loro progetti finivano in una società «cassaforte», la Mdl. «Ha pagato, manca 100… 60 rotti sarebbero nostri ci sarebbero i 10 di capitale», dice l’avvocato a De Vito. Che replica: «Va beh, ma distribuiamoceli questi». E Mezzacapo: «Ma adesso non mi far toccare niente lasciali lì. A fine mandato, quando tu finisci…si chiude la società. Sparisce tutta la proprietà non c’è più niente».
Tra il 2017 e il 2018 i prelievi dai conti privati di Mezzacapo e De Vito hanno un trend inversamente proporzionale. «Più il primo preleva contanti, meno ne ritira il secondo – specifica il gip – C’è un’accentuazione dei prelevamenti da parte di Mezzacapo nel periodo riferibile agli incassi ricevuti dal Gruppo Parnasi a fronte di un’attenuazione dei prelevamenti di danaro contante da parte di De Vito».
I SOLDI E I BONIFICI – Ci sono anche due bonifici, uno da 8.550 euro, l’altro di 4.275, effettuati dall’avvocato in favore di De Vito. Quando Parnasi finisce nei guai entra, in gioco la Mdl, quella che gli inquirenti definiscono «la cassaforte» di De Vito e del sodale. Per la procura i conti sono costituiti «per la gran parte grazie alle operazioni corruttive riguardanti i gruppi Toti e Statuto» e dunque grazie al trasferimento di somme erogate all’avvocato, con la falsa giustificazione del pagamento di prestazioni professionali, «da soggetti interessati a provvedimenti del Consiglio Comunale o più genericamente dell’amministrazione locale».
Il 24 ottobre 2017 dal conto di Mezzacapo, nota il gip, sono stati emessi due bonifici verso il conto corrente intestato a Mdl: il primo di 36.600, il secondo di 12.200 per saldo fattura. «La somma trasferita – conclude il giudice – è parte di quella pari ad l10.620 euro accreditati nello stesso giorno sul conto del Mezzacapo da Silvano Toti holding spa». La stessa cosa accade dopo il saldo della parcella all’avvocato da parte di Giuseppe Statuto, che paga 24mila euro, ma ne promette altri 180mila».
GLI INCONTRI RISERVATI NEI RISTORANTI – Dopo l’arresto di Parnasi, De Vito e Mezzacapo continuano a chiudere affari, ma cercano di non dare nell’occhio. L’avvocato lavora per «incrementare il portafoglio clienti». Ma gli incontri diventano a porte chiuse. Una saletta riservata al Matriciano, in via dei Gracchi, un’altra da Vanni, sempre nel quartiere Prati, e un incontro segreto in un autosalone, dopo la telefonata di un intermediario – Luca Bardelli, titolare di una concessionaria Jaguar sita in via Tor di Quinto – che parlava di «provare un’auto». In realtà, De Vito era già sul posto e aspettava il sodale. L’avvocato cerca di convincere il politico a un incontro al ristorante del quartiere Prati: «Ma al Matriciano ci vedono proprio tutti capito?», replica De Vito. E Mezzacapo: «C’è l’ascensoretto che ti porta su e c’è la saletta non ti vede nessuno, siamo noi quattro».
I RAPPORTI CON I 5STELLE – L’avvocato è bene inserito nell’ambiente Cinquestelle. Tanto che, prima dell’arresto, si vanta con Parnasi di avere avuto un confronto con la sindaca Raggi, dicendo che lo avrebbe coinvolto in un giro di nomine: «Mi ha fatto un lungo eloquio di un ora e mi ha detto che adesso dopo le elezioni loro devono nominare il Cda di una società praticamente l’unica strumentale della città metropolitana… mi ha detto che forse c’è questa possibilità della presidenza. Mi ha detto un inizio molto sottobraccio».
«E NOI ADESSO COME ENTRIAMO?» – Per questo motivo, e soprattutto per comprare l’appoggio di De Vito, Parnasi decide di affidare incarichi a Mezzacapo. È il politico a presentare l’imprenditore all’avvocato. Il 2 marzo 2017 Parnasi e De Vito s’incontrano. «Facciamo colazione la mattina 9.15? Da Vanni», si legge nel messaggio in chat. All’appuntamento c’è anche Mezzacapo. E Parnasi gli scrive subito un messaggio: «Buongiorno ecco tutti i miei recapiti. Mi ha fatto piacere conoscerti». La replica: «Sarebbe ottimo riuscire ad incontrarci qualche minuto la prossima settimana per quel discorso che facevamo con Marcello».
Il rapporto diventa sempre più stretto. Agli auguri per il suo compleanno, il 23 marzo, Parnasi risponde: «Grazie di cuore. Partiamo bene insieme». Una delle intercettazioni clou, però, è il 31 maggio 2018, a collaborazione consolidata. È un’ambientale, sono presenti De Vito, l’avvocato e l’imprenditore. Parnasi espone il progetto della realizzazione del palazzetto del basket alla ex Fiera di Roma, dice di avere già l’appoggio di Luca Lanzalone. «Noi come entriamo?», taglia corto Mezzacapo. E Parnasi: «Eh me lo devi dire te! Questa è la riflessione a questo punto fate una chiacchierata e ragionateci… Tu puoi entrare in qualunque parte». Il costruttore aggiunge che le possibilità di incarichi che può affidare sono molteplici, dice di seguire «il solito schema che conosciamo».
E De Vito assicura che provvederà a parlare dell’operazione con il capogruppo in consiglio comunale Paolo Ferrara «così da avere dalla loro parte la maggioranza consiliare» e con l’assessore Daniele Frongia. «Ne parliamo sabato anche con Paolo così lavoriamo un po’ sulla maggioranza», dice. Parnasi, intercettato con Claudio Toti parla di un nuovo progetto che riguarda gli ospedali: «Il problema sai qual è, è la politica. Abbiamo un presidente della Regione che è un cacasotto». Poi tira fuori l’asso nella manica: «Alla fine hai conosciuto Marcello De Vito, siete diventati amici».