L’avvocato Giovanni Agnelli inventò per Zbigniew Boniek il soprannome «bello di notte». Secondo lui, infatti, il polacco giocava meglio in Coppa dei campioni che in campionato. Francesco Totti, invece, «bello di notte» c’è diventato per forza, perché Luciano Spalletti ha scelto l’Europa League come suo campo di gioco. Il Capitano ha disputato, praticamente, gli stessi minuti in campionato e nella Coppa in cui la Roma è «scesa» dopo aver perso il preliminare di Champions League contro il Porto (1-1 e 0-3, Totti non mise piede in campo nelle due gare). Sono 290 i minuti disputati in campionato – in 25 giornate – e 289 quelli in Europa League, compresi i 90 dell’inutile Astra Giugiu-Roma, giocata con i giallorossi già qualificati per i sedicesimi. Il 4-0 della gara di andata contro il Villarreal e le prossime tre gare ravvicinate contro Inter, Lazio (Coppa Italia) e Napoli impongono a Spalletti il turnover.
Se non adesso, quando? «Qualcosa verrà fatto. Gente come Vermaelen, Jesus e Paredes per me non si possono chiamare riserve. Ci vuole fantasia per definirli così. E il discorso vale anche Perotti, El Shaarawy e Mario Rui, che finora ha avuto poco spazio ma si è sempre dimostrato affidabile. Totti? Si è sempre allenato ed è in condizione di poter esibire il suo repertorio. Non gli verrano richieste rincorse di 100 metri a ritroso, ma dovrà fare i posizionamenti per essere ordinati in fase difensiva. Le indicazioni le ho date». La richiesta dell’allenatore è comunque «massima attenzione». E, per chiederla alla sua squadra, tira fuori un paragone della Champions League 2003-2004: «Il nostro pensiero è rivivere serate importanti. Vogliamo far felici i tifosi, vincendo più partite possibili. Non dobbiamo gestire la partita, andiamo per vincere. Dobbiamo mostrarlo fin dalla prima azione, andando a pressare alto come all’andata. Se non lo facciamo, rimango deluso. Mi ricordo il Deportivo rimontare contro il Milan (4-1 all’andata, 0-4 al ritorno; ndr), non esistono partite già vinte». Spalletti, rispondendo alla domanda di un giornalista arabo, ha anticipato anche che Dzeko e Salah partiranno dalla panchina: «Gli attaccanti sono agevolati dal giocare in una squadra forte, perché trovano equilibrio alle loro spalle e ricevono palloni più costruiti e meno buttati. Dzeko e Salah stanno bene insieme: uno è fisico e forte con la palla addosso, l’altro è velocissimo e bravo con la palla in corsa. In più hanno doti individuali che aiutano tutta la squadra. Sono attaccanti di livello internazionale. Stasera, però, non giocano. E, a seconda di quello che faranno gli altri, magari non giocano neanche la prossima». E questa è una delle bugie necessarie che a volte gli allenatori devono dire.