La promessa – se ne attende una analoga dalla Regione Lazio per gli atti della Conferenza dei Servizi decisoria – è quella di avviare un controllo approfondito su tutti gli atti prodotti dagli uffici capitolini durante il lungo iter di questo anno e mezzo di passaggi burocratici per il dossier Stadio della Roma di Tor di Valle. La lettera degli uffici urbanistici, indirizzata alla Eurnova, con cui si chiedono notizie dopo gli arresti dei giorni scorsi, è stata spedita anche a Pallotta, negli Stati Uniti, per conoscenza. Ancora non c’è la comunicazione formale della sospensione dell’iter ma l’annuncio lo ha fatto, ieri mattina, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, all’uscita dall’incontro avuto con il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni.
«Per maggior sicurezza dei cittadini, dell’amministrazione e della Roma avvieremo immediatamente una verifica. Se questa verifica darà esito positivo, si potrà continuare nel progetto», spiega il sindaco, che aggiunge il canonico richiamo alla fiducia nella magistratura «noi vorremo proseguire con questo progetto nel solco della legalità, e questa verifica è una ulteriore garanzia. Noi partiamo da quanto ha affermato la procura di Roma, ossia che gli atti della procedura apparentemente so no tutti validi». Sindaco Raggi che, nel breve video diffuso sugli immancabili social network, si fa introdurre da Baldissoni: «Abbiamo ritenuto ovviamente necessario fare un punto con l’amministrazione e la sindaca per valutare quello che è successo negli ultimi giorni e quali sono i passaggi procedurali a nostra disposizione per cercare di salvaguardare il progetto su cui abbiamo lavorato per tanti anni», dice il dg giallorosso.
Quindi, come Il Tempo aveva anticipato sin dal primo giorno di questo terremoto sul progetto stadio, si entra nel cono d’ombra di un limbo in cui il progetto resterà sospeso fino a che gli uffici non avranno accertato che gli atti non siano stati condizionati da episodi di corruzione propria, diretta, cioè, a modificare l’essenza stessa dell’atto, da positivo a negativo, ad esempio. Oppure da nuovi provvedimenti della Procura.
Il check sugli atti sfrutterà il tempo necessario a chiarire le posizioni degli indagati e a risolvere il nodo della società Eurnova, presentatrice del progetto in Campidoglio, di Luca Parnasi, oggi di fatto decapitata visto che i suoi vertici sono tutti in carcere. In attesa degli sviluppi giudiziari, le settimane a venire saranno impiegate per effettuare questo controllo che appare più mediatico che di sostanza, considerando la quantità di professionisti che tanto in Campidoglio quanto in Regione hanno lavorato a tutti gli atti.
L’esempio migliore viene dall’ispezione disposta dal Ministero dei Beni culturali dopo l’avviso di garanzia ricevuto dal soprintendente, Francesco Prosperetti, a proposito della vicenda del vincolo sulle Tribune richiesto da Margherita Eichberg, predecessora di Prosperetti. All’epoca, la decisione di respingere il vincolo venne presa per la tardività della decisione che doveva esser presa nel 2014 in Conferenza di Servizi preliminare e non nel 2017, non dal solo Prosperetti, ma dalla Conferenza dei 5 Soprintendenti del Lazio (Prosperetti, Leonardo Nardella, Saverio Urciuoli, Alfonsina Russo, Mauro Tosti Croce) che decise (3 voti contro il vincolo e 2 a favore) di respingere la richiesta Eichberg. Italia Nostra, l’8 luglio, presentò ricorso alla Direzione generale del Mibact per le Belle Arti con il suo direttore, Caterina Bon Valsassina, che, alla fine, bocciò il ricorso confermando il no al vincolo.