Appuntamento all’Olimpico, il 5 dicembre, contro il Qarabag, per una partita che a questo punto non si può sbagliare. La Roma cade contro l’Atletico dopo sette risultati utili consecutivi tra campionato e Champions, pagando nella ripresa una tattica un po’ troppo attendista. Di Francesco, fin qui, ci aveva abituati forse troppo bene. O forse la squadra era un po’ scarica dopo il derby vinto sabato scorso. O forse ancora non è riuscita a gestire alla perfezione la sensazione di aver comunque un paracadute in caso di sconfitta, visto che basteranno comunque i tre punti contro gli azeri per approdare agli ottavi di finale. Non è una sconfitta sanguinosa, insomma, ma uno step di crescita che non è stato superato con la sicurezza di altre partite. Oblak non è stato mai impegnato e la miglior occasione per i giallorossi è stato un palo colpito da Nainggolan con un cross decentrato. Dzeko è stato poco servito e non è mai entrato in partita. Perotti ha attaccato con poca continuità Partey, terzino per necessità in mancanza di Juanfran e Versaljko. Gerson non ha demeritato, ma ha caratteristiche che lo rendono un esterno d’attacco assai atipico.
La Roma non ha giocato male, ma non è mai riuscita a trasformare in occasioni vere le sue ripartenze: tanti palloni sbagliati per centimetri, nessuna giocata davvero incisiva. L’Atletico ha accettato lo 0-0 per un’ora e poi Simeone ha trovato un paio di cambi importanti: Correa è entrato in partita con grande personalità, servendo l’assist per il gol di Griezmann con un cross miracoloso, scivolando quasi sulla linea di fondo; Gameiro ha chiuso la gara, scartando Alisson, quando la Roma era rimasta in dieci per l’espulsione di Bruno Peres (doppia ammonizione). Non scopriamo adesso la squadra di Simeone: in cinque partite di Champions ha segnato 4 gol e ne ha subiti 3, non è certo l’ideale per giocarsi l’over. Fin qui non era riuscita a vincere nemmeno una gara di Champions, ma nella serata senza ritorno ha sbloccato il tabù dello nuovo stadio Wanda Metropolitano.
Aveva detto bene, alla vigilia, il d.s. giallorosso Monchi: «Mai dare per morta una squadra di Simeone». La situazione nel girone è ancora buona — se non molto buona — per la Roma, che è padrona del suo destino. I giallorossi si qualificano con una vittoria, con qualsiasi risultato, contro un Qarabag che non può più puntare nemmeno alla qualificazione in Europa League. Ma basterebbe anche un pareggio tra Chelsea e Atletico Madrid, a Londra, per strappare il passaggio agli ottavi. Nel fare una giusta critica a una serata meno brillante di altre non bisogna dimenticare la sostanza di questi mesi di lavoro: la Roma era la terza forza di un girone difficilissimo e tutti avrebbero messo cento firme per trovarsi in questa situazione a una gara dalla fine