Venerdì 15 febbraio 2019 ore 16.30 in Aula Chiesa (Viale Romania, 32) avrà inizio la “VI Edizione del Corso per Team Manager“.
Il corso rientra all’interno delle iniziative di formazione proposte dalla AS Luiss e mira a realizzare una formazione professionale qualificata con l’obiettivo di formare la figura del Team Manager.
Il percorso sarà suddiviso in 10 incontri, dal 15 febbraio al 23 marzo, al termine è previsto un test finale per conseguire il diploma di partecipazione al corso. Ad ogni modulo interverranno personaggi di spicco del panorama sportivo e accademico italiano e internazionale.
In occasione dell’inaugurazione del Corso da Team Manager, venerdì 15 saranno presenti anche Eusebio Di Francesco (allenatore AS Roma) e Morgan De Sanctis (Team Manager AS Roma).
18.55 – L’evento alla Luiss termina.
18.09 – Di Francesco e De Sanctis ora rispondono alle domande degli studenti:
Come avete legato lo studio con lo sport? DI FRANCESCO “Io sono andato poco a scuola perché volevo avere la volontà di giocare a calcio, sbagliando. Magari ho cercato di recuperare tutto insieme. Però la cultura è libertà di pensiero e questo è molto importante”.
Come vi relazionate a livello umano con i stessi giocatori? DE SANCTIS “Io ho parlato del regolamento. Gestire i ritardi, indumenti lasciati in giro, peso eccessivo, uso dei telefonini nei momenti sbagliati… Noi siamo fortunati ad avere ottimi esempi in squadra per i più giovani. Mettere i soldi delle multe in Roma Cares è un po’ una strategia, così sono più disposti ad accettare una sanzione. Se qualcuno prende più multe perde la stima dei compagni, questa è la multa più grande. A volte sono bravi ad autodisciplinarsi. Sono stato molto orgoglioso quando la mia società l’anno scorso ha preso la decisione di mettere fuori rosa Nainggolan per l’episodio di Capodanno. Quel segnale alla squadra ha dato molto di più di quello che istantaneamente sembrava avesse tolto”.
“L’episodio di Nainggolan a capodanno è stato un momento delicato. Sono stato orgoglioso della scelta della mia società e del mio allenatore. Quella scelta ha dato tanto alla squadra2.
Come gestisce lei le pressioni che arrivano dall’ambiente? DI FRANCESCO “Ho la fortuna di avere ottimi addetti stampa che mi aiutano a capire le varie situazioni. La grande forza è non ascoltare e non leggere. C’è un errore: io faccio un lavoro e la mia responsabilità maggiore è nei confronti della società. Anche a Sassuolo era così. Avevo grandi responsabilità come le ho a Roma. A volte si ingigantisce tutto, si deve avere grande forza nel gestire l’ambiente e credere in ciò che si fa2.
DE SANCTIS Quando gioca in un posto come Roma, dall’esterno arrivano feedback che se le cose vanno bene sono troppo positivi, e se vanno male sono troppo negativi. Se si è bravi a isolarsi c’è più armonia. Le infiltrazioni sono continue, ma l’obiettivo è isolarsi, leggendo un po’ meno e ascoltando un po’ meno. Zaniolo fa quello che fa e il giorno dopo alcuni giornalisti pubblicano quello che ha postato 5 anni fa. Si può cancellare il profilo ma le cose restano. Per questo è importante isolarsi. Non tutti remano nella stessa direzione, dobbiamo sforzarci.
Dei ricordi e rapporti con alcuni Team Manager? DI FRANCESCO “Ne ho avuti tanti. Dice bene De Sanctis che a volte bisogna stemperare. Il rapporto col Team Manager è fondamentale nel senso che si deve parlare tanto e avere coesione. Quest’anno nel regolamento hanno messo 200 regole in più. È importante saper entrare nella testa dei ragazzi”.
Ha influenza nelle scelte di mercato? DE SANCTIS “Il Team Manager raccoglie informazioni. Per la mia sensibilità di ex calciatore so cosa vuol dire per qualcuno approcciarsi al mercato e lo sa anche il mister. Quando un calciatore dice qualcosa tu le senti e le comunichi, ballando su un equilibrio particolare. A volte da calciatore mi dicevano che ero un uomo società e mi arrabbiavo, ma da un certo punto di vista mi rendeva orgoglioso. Non si deve perdere la fiducia dei giocatori sennò nello spogliatoio non ci puoi più stare. Un esempio: ho legato molto con De Rossi, per questioni anagrafiche non è che frequenti tutti fuori dallo spogliatoio. Prima uscivamo io e lui, adesso ci siamo imposti di non vederci più tanto perché avendo ruoli diversi non è adeguato. Monchi mi ha detto subito “ricorda che non sei più calciatore”.
Il caso Kolarov come lo avete gestito? “Essendo un professionista di livello e di età avanzata, c’è stato un confronto con il Team Manager. Poi si è confrontato con allenatore, con ds e compagni. Il confronto più importante è con De Rossi e Totti. Alla Roma ti spiegano come comportarti per avere meno pressioni possibili. Per questo è importante conoscere la storia del club. Io non mi sarei mai permesso di dire qualcosa a Kolarov di mia volontà. Lui è venuto per sfogarsi, è stato un momento delicato”.
Come avresti gestito Totti nel momento del suo addio? DE SANCTIS“Il ruolo di Team Manager non mi permette di dare giudizi che non siano gli stessi della società. Quello che posso fare è dare il mio giudizio ai dirigenti prima che una decisione venga presa. Per fortuna stavo a Montecarlo in quel momento. Ho un rapporto meraviglioso sia con lui che con Spalletti. Essere stato fuori era un bene. Il Team Manager che c’era si è tenuto a distanza da questa situazione”.
Come si gestisce un campione in ascesa come Zaniolo? Dargli la 10 può influire sulla crescita? DI FRANCESCO “Bisogna mantenere Zaniolo con i piedi per terra. Dobbiamo fare passare non l’esaltazione ma la continuità. Non si smette mai di lavorare. Della maglia numero 10 a lui non me ne frega nulla. Non valuto in base a quello, è riduttivo e poi c’è ancora tanta strada da fare”.
DE SANCTIS “Al Team Manager arrivano informazioni. Capisce come cambia lui e come cambiano i componenti della squadra. Poi si fanno valutazioni, le fanno l’allenatore e la società. Vorrei parlare dei social. Quando scrivete qualcosa tracciate la vostra storia, quando andrete avanti qualcuno la guarderà. Sulla maglia da dare a Zaniolo non se n’è mai parlato. Però sono usciti dei post di 4-5 anni, quando lui aveva 14 anni, e questo deve farvi capire quanto è importante”.
17.53
– Anche mister Di Francesco prende la parola: “Ai calciatori dico che quando si invecchia si accorcia la lingua. L’allenatore è importante perché vuole che tutto vada nel migliore dei modi. L’attenzione del Team Manager è nella preparazione di una settimana, quotidianamente, anche nel giorno di riposo degli atleti. Questo rompi scatole di De Sanctis mi scrive anche a mezzanotte. Io l’ho fatto in maniera diversa, dovevo stare vicino ad allenatore e squadra. Non lo sentivo e dopo 3 mesi ho avvertito la società che sarei andato via. Non ho scelto subito di fare l’allenatore, è arrivato dopo. È stata una grande esperienza e conosco le difficoltà. De Sanctis vorrebbe fare l’allenatore ma non ci capisce niente”.
“La capacità del Team Manager è portare il sorriso nella squadra e al proprio allenatore e loro ci riescono anche se a volte mi fanno arrabbiare. A volte De Sanctis ha preso responsabilità per me, come io ho preso le sue. Ci sta anche Gombar, che farà questo lavoro a livello top. Gestire i calciatori in diritto e doveri non è facile”.
17.00
– Alla Luiss è arrivato Morgan De Sanctis che poco dopo è intervenuto: “Monchi l’avevo conosciuto a Siviglia come giocatore, mi telefonò dopo Roma-Genoa (il giorno dell’addio di Totti), credevo volesse farmi tornare a Roma come calciatore e invece mi propose un ruolo capace di rappresentarlo quando lui era assente a Roma: il ruolo di team manager. Non ho avuto un attimo di esitazione, anche perché volevo tornare alla Roma e rimanere nel mondo del calcio”.
Drante l’intervento del Team Manager è arrivato Eusebio Di Francesco
“Ho tre referenti in squadra: allenatore, amministratore delegato e direttore sportivo. Io mi trovo nel mezzo. La Roma è una società strutturata in maniera importante. Ho a che fare con tutto l’ufficio stampa, il marketing, chi si occupa del magazzino e della manutenzione Trigoria, Roma Cares, Roma Club ecc. Ci sono dei rischi: non bisogna perdere la credibilità e la fiducia da parte di tutti. Il team manager deve essere il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire. Quando ho cominciato questo lavoro ho cambiato stile di abbigliamento per fare capire ai miei compagni che non ero più uno di loro, ma un rappresentante della società a loro disposizione. È importante nello spogliatoio sapere cosa dire, a chi dirlo, come dirlo e quando dirlo”.
“Bisogna conoscere la storia del club e condividere valori e obiettivi alla squadra. Nella Roma i calciatori appena arrivano firmano un regolamento interno. Abbiamo deciso che tutte le multe che i calciatori e staff subiscono vanno a finire nel fondo Roma Cares”.
“Compiti del Team Manager: deve essere sempre disponibile, il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Poi c’è la comunicazione. Da giocatore vestivo casual. Quando sono diventato Team Manager ho cambiato abbigliamento per far capire ai miei ex compagni che non ero più uno di loro. È importante sapere sempre cosa dire, quando dirla e a chi dirla”.
“Il secondo argomento è l’organizzazione. Si deve organizzare tutto, trasferte, ritiri, biglietteria. Pensando alla biglietteria mi viene un po’ il prurito, ci vuole tanto lavoro”.
“Un altro tema è quello burocratico. I rapporti con l’Uefa, la Figc o la Lega, è stato molto difficile, ho dovuto studiare. Nei momenti delicati, poter dare il giusto suggerimento ai protagonisti è importante. Racconto un episodio: Samp-Roma dell’anno scorso. Strootman è stato protagonista di un errore dell’arbitro. Avevo due opzioni, spiegare a Kevin che l’arbitro aveva sbagliato e far si che venisse espulso per la sua reazione incontrollata, o dire una mezza bugia a fin di bene. Ho scelto la seconda”.
“Il quarto punto è l’educazione. Si deve conoscere la storia del club per poterla trasmettere. Dovete essere educatori, anche lavorando nei settori giovanili. Ho tre figlie femmine, pensavo di non dover mai gestire un figlio calciatore, invece mia figlia maggiore ha deciso di diventare portiere. Non volevo mai andarla a vedere, un giorno sono dovuto andare. Lei ha preso tre gol in maniera un po’ imbarazzante, come nei peggiori incubi. Un genitore ha iniziato a parlar male di lei, io pensavo di essere su Scherzi a Parte. O scappavo o provavo a educarlo. Ho scelto la seconda, gli ho detto che questo tipo di consigli avrebbero dovuto darli i dirigenti”.