Il tecnico della Roma Luciano Spalletti ha parlato nella Sala Conferenze del Centro Tecnico Fulvio Bernardini di Trigoria per presentare ai media la gara di domani contro la Sampdoria, in programma allo Stadio Marassi alle ore 15.
Bollettino medico: “Tutti a disposizione. Florenzi da lunedì si allenerà con la Primavera”.
Quanto è cambiata la Sampdoria in questi mesi? “Di Giampaolo ne parlo bene perché lo conosco da tantissimo tempo, ma lo conosciamo anche noi della Roma, ricordo prima di un Lione-Roma andammo a giocare ad Ascoli e prendemmo una sveglia, già lì si evidenziavano le qualità della squadra e dell’allenatore, vincere con quella Roma lì con il gioco erano un messaggio delle doti dell’allenatore. Ha plasmato la Sampdoria, ha dato continuità all’Empoli dopo Sarri, ha la stima dei calciatori, se si va a parlare con quelli che ricevono le notizie, le indicazioni, ti raccontano che tipo di indicazioni venivano date. La Sampdoria è un’insidia, siamo riusciti a vincere due partite ma con grande difficoltà, sia in campionato che in coppa. Poi abbiamo più qualità e l’abbiamo messa in pratica, abbiamo calciatori più forti sotto l’aspetto del KO. Abbiamo sfruttato il fattore Roma. Se vai a vedere la lettura della linea difensiva, ci trovi delle qualità del modo di lavorare impressionanti, bisogna stare tanto tempo sul campo, sapere come proporle, bisogna far sapere ai calciatori cosa sono i tempi della giocata, il trequartista che si butta dentro è un automatismo che se non viene assorbito dalla linea difensiva crea problemi, è un passaggio che va fatto bene perché nella ripetitività delle esercitazioni lo riescono a fare in un attimo e a renderlo produttivo in un attimo. Per noi è un momento particolare, perché non possiamo lasciare punti per strada, dobbiamo tentare di vincere anche questa volta, ma c’è un avversario tosto a causa di Giampaolo”.
Sono queste le partite che fanno da ago della bilancia? “Secondo me c’è un filo conduttore che deve essere uguale per tutti, la professionalità. Dobbiamo essere bravi a lavorare bene se si vuole avere un futuro importante. Non sono i discorsi, le amicizie, bisogna lavorare in maniera seria, costruire qualcosa di forte tramite il lavoro e i giocatori questo lo sanno. Si nasce una volta sola, si vive una volta sola, due non è possibile. Per renderla una vita importante, bisogna sfruttare tutti i momenti che capitano. E i momenti sono quello che possiedi, non sono il domani o quello che è accaduto, è quello che possiedi. Per avere una vita carica di soddisfazione e felicità devi vivere intensamente il momento che vivi e penso sia così per questi calciatori che per l’analisi che è stata fatta possono permettersi di stare comodi dentro una partita e di dare meno di quello che possono dare. Non è il mio modo di ragionare, penso che gli altri ricerchino sempre il massimo, è il lavoro quotidiano che dà la crescita. Non è la stessa cosa che montare su uno sgabello. Una squadra temibile è più tranquilla? Gli può rendere o farli stare tranquilli di scegliere dove mettere tutto e dove abbassare un po’”.
Due soli gol subiti in otto partite. Un rammarico non essere arrivato prima a questo sistema? “Se la somma degli errori vuol dire essere dove siamo, si può accettare. Poi ci sono momenti in cui non hai quel calciatore a disposizione, però la difesa a quattro è una cosa che si può tornare a fare, soprattutto con la rosa quasi tutta a disposizione. L’essenziale è avere un equilibrio. Ora si va avanti così perché loro trovano soddisfazione nel fatto di non prendere gol, sono importanti gli ultimi risultati. Ho spiegato ai difensori che devono trovare soddisfazione in questa ricerca. Sul gol di Dzeko la palla è arrivata da Rüdiger, una palla passante verso il secondo palo, Dzeko è andato dietro e ha incocciato. Nessuno ha dato grandissimo rilievo al fatto che Rüdiger abbia fatto un assist importante. Se lo fa un altro… volevo dire che per loro la soluzione è non far fare gol agli avversari, lo zero è la soluzione. Perché non gli viene riconosciuto tanto. Loro si devono attaccare a questi numeri. Bisogna cercare di continuare a fare così, siamo nelle condizioni, avendo cinque centrali fortissimi fisicamente e dal punto di vista della velocità e della struttura, di creare sostanza ed equilibrio. Bisogna rafforzare questa attenzione su questo lavoro che fanno i difensori, questo deve essere il loro obiettivo. Non abbiamo bisogno dell’aiuto di nessuno, ci pensiamo da soli, è casa nostra”.
Paredes è al centro di molte voci di mercato. La cessione è un’ipotesi concreta? “Se la domanda è se ho chiesto la cessione, la risposta è no. Se c’è un’analisi delle dinamiche di mercato e delle volontà che possono essere del giocatore, vanno chieste alla società e al giocatore. Io non ho chiesto la cessione”.
È arrivato Grenier, lei come cataloga questo nuovo arrivo? “È un calciatore di cui avete detto tutto. Era stato seguito per sostituire Pirlo nel Milan, ha avuto un momento di flessione che un ambiente come Roma, una squadra come la Roma può risistemare velocemente. È chiaro che dobbiamo vederlo in pratica, ma se è come diciamo noi, si può fare anche il paragone con Fazio, lui è qualcosa di simile. Non ha giocato gli ultimi due anni, poi è venuto qui, è entrato in punta di piedi e siccome è bello grosso ha fatto il prepotente con gli avversari e si è meritato tutte le attenzioni che gli stiamo dando. Nutriamo grande fiducia in Grenier per il futuro, entrando qui in poche sedute di allenamento ritroverà quell’entusiasmo, quella qualità che ha a disposizione”.
Ha parlato di una singola operazione che serviva per completare la rosa, si aspetta un ulteriore sforzo della società? La stagione della Roma si decide nel prossimo mese? “Faccio un discorso più ampio. A inizio campionato sappiamo che il mercato di gennaio sarà di riparazione, ma non in che dose lo sfrutteremo. Nel nostro caso, i nostri calciatori, i nostri professionisti non hanno fallito. Nella Roma non c’è niente da riparare. Questo fatto che si voglia creare attenzione lo capisco, ma abbiamo fiducia nei nostri calciatori. Il nostro futuro dipende dai nostri calciatori ed è un futuro che ci può dare soddisfazioni, più fiducia gli diamo e più roba ci restituiscono. Sono loro che ci hanno portato a questo punto, che ci fanno essere al tavolo dei più bravi, siamo al tavolo dei più forti. Il merito è di questi calciatori qui. Come ho già detto, a me sta bene rimanere così, non tocchiamo niente, poi è chiaro che ci sono dinamiche e valutazioni, il mercato aperto vuol dire che molti calciatori della Roma possono avere mercato, dipenderà da quelle che sono le valutazioni della società nel far tornare tutti i conti e da quelle che sono le volontà dei calciatori. Come è successo, viene una società, prende un calciatore che ci va volentieri ed è più difficile. Noi non abbiamo niente da riparare, siamo a posto perché i calciatori hanno fatto in pieno il loro volere”.
Come si fa a mettere insieme l’ossessione della vittoria e l’esigenza di vendere un ragazzo come Paredes anche a gennaio? “Penso che ci sia una qualità di struttura, una qualità di poter saper sostituire, tu non sei il nonplusultra, ci sono sempre dei confronti da fare con chi ti vuole passare davanti, è la preparazione quella che fa la differenza con quelli che ti vogliono mettere dietro. Ci sono delle esigenze di possibilità, si parla dello stadio perché la Juventus con lo stadio ha ricavi importanti, bisogna saper trovare le soluzioni quando ci sono società che hanno più possibilità e la soluzione non è dire che l’erba del vicino è sempre più verde, la annaffio bene e diventa verde anche la mia. La prima cosa è sapere quali calciatori stanno crescendo, prevedere chi avrà un futuro importante e chi meno, accettare che ti venga portato via uno e sostituirlo, essere pronti a ciò che passa e che fa parte di questi discorsi, Penso che la Roma sia lavorando bene, hai l’obbligo di essere competitivo, non possiamo stare due anni sotto livello per far crescere i calciatori. È stato lasciato partire un calciatore che poteva avere un futuro, ma la Roma ha sempre fatto campionati di livello in una lega difficile, altre società per qualche stagione non sono state competitive per il nome e per il blasone che hanno. Per cui si lavora in maniera professionale, in maniera più corretta possibile e si cerca di fare un complimento al Corriere dello Sport e al Messaggero per i titoli che hanno fatto su Dzeko. È l’esempio completo, si diceva che dovevamo cercare altri calciatori e far sentire altri calciatori che potessero essere un riferimento importante come Totti, la cosa è far crescere e saper apprezzare, dare fiducia ai calciatori che si hanno. Se uno vuole andare via o ci sono esigenze di mercato diverse, bisogna trovarne un altro e dargli fiducia, per quello che è il nostro mondo è una qualità importante. O sei l’assoluto, e non siamo soli, essendoci Milan, Inter, Napoli, Juventus, la Lazio, la Fiorentina che sta tornando, e devi essere competitivo. La soluzione non sono i soldi e le amicizie, sono le qualità di essere pronto a confrontarsi con le insidie”.
Su Manolas… “Se la società dovesse vendere per mettere i soldi sotto il materasso, allora è un conto, se ha necessità di vendere per mettere a posto i conti del FFP, quella è un’altra valutazione. Lavoro volentieri con questa società, ci sono stato bene, li vedo fare le cose con impegno. Se siamo qui è perché il presidente ha messo dei soldi. Ho giocatori buoni e importanti, chi li ha scelti è stato bravo. Siamo nelle condizioni di confrontarci con chiunque. Se loro portassero i soldi a casa e si possono reinvestire lo si fa, un calciatore può chiedere di andare via e diventa difficile tenerlo. Dipende dalle esigenze, un calciatore che sta malvolentieri qui non lo voglio. Si è parlato di Defrel, mi piace avendo la possibilità di scegliere, di scegliere di dare più tempo a disposizione a quelli che ho. El Shaarawy non sente la fiducia addosso ma devo fare una scelta di equilibri, Francesco ha giocato poco, la squadra funziona e ora ritorna Salah. All’inizio davamo via Iturbe e partiva Salah, ci voleva un calciatore subito per 4-5 partite. Magari Salah torna prima (ride, ndr)”.
Vale anche per Paredes? “A me non ha manifestato nessuna volontà. È stato scritto del rapporto dall’inizio dell’anno, ma con lui non ho mai avuto niente. A volte si fa uscire un modo di rappresentare una cosa che non è la realtà, dipende dal taglio, io non ho mai litigato con Paredes, a inizio anno c’era stato qualche discorso. Leo si è allenato bene, a volte gli ho preferito De Rossi perché quello è il suo ruolo, lui è perfetto come play davanti alla difesa, ha un piede che ti tiene a casa tua, è forte, diventerà fortissimo. Però la squadra ha funzionato sia con lui che senza di lui, ha equilibri, non ha giocato con grande continuità ma ha fatto una crescita naturale, ha fatto una squadra maestra per evidenziare le qualità che ha. Lo useremo in questo periodo, sarà un periodo difficile, abbiamo tante partite, ci vuole un numero di calciatori. Li ha possibilità di giocare con continuità, ha avuto un infortunio che non lo ha fatto allenare”.
Tra i giocatori scontenti c’è anche El Shaarawy? “Io penso che ci siano equilibri di cui fa parte anche il carattere dei calciatori. El Shaarawy non è scontento, caratterialmente è fatto così. Ha giocato all’estero venendo via dal Milan dove l’analisi sul calciatore è stata fatta giocando poco, l’anno scorso ha giocato di più ed è stato fortissimo, quest’anno meno ed è stato fortissimo lo stesso, perché quando lo chiami a far parte della squadra partendo dalla panchina non riesce a dare e deve metterla a posto. Se prendo un calciatore e metto più competizione rischio di fare più confusione ancora, di dare la possibilità a chi prendo di sfruttare il meglio di se stesso. Il numero che abbiamo ora è corretto e sono loro che ci hanno portato qui. Facciamo sentire loro più fiducia, non mettiamoli sempre in competizione. Voglio dare più minutaggio a El Shaarawy e Totti, a Salah quando ritorna. Se vuoi giocare allo stesso modo, mettiamo dentro El Shaarawy, avanzano Salah, Perotti e Totti. Per farli giocare tutti mi serve un’altra partita. Voglio scegliere di far sentire fiducia a quelli che ci hanno portato fino qui”.
Se potesse scegliere Kessié per il futuro, le piacerebbe? “Dalle mie parti si dice: di molto”.