Sono arrivati in massa, chi con le macchine (pochi), chi con delle vetture prese a noleggio a Londra o a Manchester (pochi), chi con voli organizzati e con pullman messi a disposizione dalle stesse società organizzatrici (molti), chi con il treno (pochi), per assistere alla partita della loro squadra del cuore, la Roma, in casa del Liverpool per la semifinale di andata di Champions League.
Tutti quanti però, chi in non piccola parte e chi in larga misura, hanno constatato l’assoluta “lontananza” delle forse di sicurezza inglese non presente nei vari punti della città e, più grave, in luoghi di assembramento “totale” dove tifosi del Liverpool e tifosi della Roma erano a stretto contatto (il porto).
Ci racconta un tifoso conosciuto nell’ambito della tifoseria, che noi chiameremo T.R. per non pregiudicare la sua identità, raccontando la sua verità, ma anche la verità di una buona percentuale di tifosi romanisti che hanno raggiunto la città dei “Beatles”.
Al porto, si al porto, maggior luogo di arrivo di pullman e di tifosi giallorossi che avevano deciso individualmente o per esigenze logistiche dalle compagnie organizzatrici, di trovarsi li: “Il fatto sta – ci continua a raccontare T.R. – che al porto è stato tranquillissimo. Gruppi di tifosi con la sciarpa della Roma e del Liverpool s’incrociavano , anche perchè, nello stesso luogo, c’era il museo dei “Beatles” quindi anche per quello la gente si era ritrovata li. Noi eravamo li dalle 14.30 e niente è successo, anche se la polizia non era presente”.
Eh si, che non accadesse nulla di grave. In una competizione di massima levatura calcistica come una semifinale di Champions League, ti aspetti che nei punti più caldi della città, e non solo, e soprattutto davanti lo stadio o nei pressi dello stesso, almeno, diciamo almeno, una pattuglia della famigerata polizia inglese ci sia; niente di niente, assoluta negligenza nella sicurezza dell’evento. Tifosi romanisti lasciati allo sbando, pub non “attenzionati”, mai e poi mai un occhio vigile nei pressi dello stadio. E tutto questo sotto un autentico acquazzone… dalle 14.30 quando inizia il nostro racconto.
Ci racconta sempre T. R. che dal porto allo stadio, circa 3 chilometri e mezzo, non c’è stato nessun mezzo a disposizione per i “giallorossi”: “Abbiamo chiesto di fermarsi ai vari Taxi, ma ci vedevano e non si fermavano. Cosa assurda a dir poco. Poi ne abbiamo trovato uno che ci ha lasciato nei pressi della “Kop” e vi posso far immaginare le nostre facce quando abbiamo visto dove ci aveva “scaricati”. Ma questo è poco – continua il tifoso giallorosso -. Al ritorno ancora peggio: nessun taxi e se non fosse stato per una pattuglia (o guarda, ce n’è una in giro) che ha fermato lo stesso mezzo, dopo aver fatto già un po di strada a ritroso per arrivare alle nostre macchine parcheggiate al porto, quattro di noi hanno potuto trovare il modo di raggiungere lo stesso. Nel tragitto, lasciati “soli”, c’erano alcune persone che in continuazione ci filmavano con i cellulari e poi ripiegavano e poi ritornavano. Alla fine la sorte ha voluto che una signora inglese, ci ha “stoppato” un taxi e gli ultimi tre della comitiva, compreso io, hanno potuto raggiungere gli stessi amici al porto”.
Ci raccontano anche di tifosi che avevano, anzi su indicazione di qualcuno, avevano parcheggiato la macchina al di là della famosa “Kop” e ha dovuto aspettare che tutti defluissero per poter raggiungere le stesse.
“Negligenza assoluta – continua T. R. – sulla sicurezza. Non ho visto neanche un poliziotto nei pressi dello stadio dove è successo il “fatto”. Io ci son passato 30 minuti prima ma polizia zero”.
Detto questo, credo che se ci fosse stata un po più di accortezza sull’evento in questione, chissà, i fatti potevano prendere un’altra piaga. E’ certo ora che il Liverpool, messo alle strette da testimonianze e video riprese, si trova in una condizione che la mette fra i maggiori imputati su quello che è accaduto all’Anfield Road e nei pressi dello stesso impianto. Inutili, ormai, gli appelli per il ritorno dalla stessa società alla sicurezza dei tifosi inglesi quando giungeranno a Roma per il ritorno. Le cose son due: o il club inglese ha immagazzinato tutta l’euforia negativa dei propri sostenitori al “presentarsi” a Roma, o lo stesso club, vistosi “smascherato” dalla propria inefficienza e negligenza insieme alla polizia inglese e non vuole “cadere” nella “Responsabilità oggettiva”, vuole in qualche modo, con il comunicato apparso poche ore fa sul suo sito ufficiale, pararsi dall’ormai inevitabile “indagine” dell’UEFA sugli accadimenti trascorsi.
Roberto Molinari