La freccia è doppia, perché poi quando le cose le vuole far bene, le fa anche in un modo meraviglioso. Così succede che con la doppietta di ieri (che per un soffio non si è trasformata in tripletta), Dzeko abbia risuperato Mertens, issandosi solitario in vetta alla classifica dei marcatori. Mettendo le ali anche a una Roma che ha spazzato via dubbi e timori post-Genova, rimettendo la testa davanti al Napoli e tornando a candidarsi come principale antagonista della Juve. Sorpasso e controsorpasso, insomma, su entrambi i binari. Quelli del sogno scudetto (o, comunque, della prossima Champions diretta) e quelli del trono di bomber. In Italia, ma anche in Europa, con la Scarpa d’oro nel mirino del bosniaco e una stagione che sembra lontana anni luce da quella bruttissima messa in archivio a giugno.
TRONO D’EUROPA – Che poi sia un discorso soprattutto di testa e di fiducia lo si era già capito da tempo. Ogni partita che passa, però, Dzeko migliora e sembra non accusare la fatica, lui che per Spalletti è di fatto insostituibile. E con i 2 gol di ieri il centravanti è arrivato addirittura a 24 reti stagionali in 32 partite, con una media strepitosa di 0,75 gol a gara. «Mi sento bene, lavoriamo duro sul campo e alla fine si vede – dice Edin a fine partita –. La Scarpa d’oro? C’è tempo, mancano ancora molte partite». Già, ma se continua a segnare così è quasi un obiettivo obbligato. «Il sistema di gioco sicuramente mi aiuta, ma il fatto è che questa è una squadra forte, i miei compagni mi mettono sempre degli ottimi palloni lì davanti – continua –. Senza squadra non c’è Dzeko». Già, come magari senza questo Dzeko la Roma non sarebbe la stessa.
GRANDE REAZIONE – Del resto, quello che sorprende è che ieri sera (subentrati esclusi) Dzeko è stato quello che tra i giallorossi ha toccato meno palloni di tutti, esattamente 43. Però poi molti li ha lavorati in modo delizioso, al di là dei 5 tiri nello specchio e delle 5 sponde, che poi stanno lì a testimoniare come Edin si sacrifichi anche per la squadra e non cerchi solo la gloria personale. Diciassette gol non li segnava dal campionato del 2009-10, dove con il Wolfsburg chiuse a 22. Era tutto un altro Dzeko, ma quello di oggi è ugualmente bello. «Non era facile segnare 4 gol a una squadra forte come la Fiorentina. Venivamo da una sconfitta come quella di Genova, dove abbiamo perso una partita che dovevamo vincere. Quando sei sopra 2-1 a mezzora dalla fine, non puoi perdere in quel modo. È stato meglio giocare con una squadra vera come la Fiorentina, ci ha aiutato a dare tutto». Come la Roma dovrà dare anche più di quel tutto, se vuole ancora mettere paura alla Juve: «Ma dobbiamo pensare gara dopo gara. A iniziare da quella di Crotone, dove non sarà semplice». Così Dzeko alla fine si prende un po’ i complimenti di tutti quanti. «Il carro è pieno – dice alla fine Spalletti –, ma su di lui non c’erano dubbi: è tecnicamente forte, ha fisico. Forse prima aveva un po’ l’ansia di dover vincere, di farsi conoscere. A fine stagione gli ho confermato che la mia Roma prevedeva un centravanti come lui, ma gli ho anche detto che era ora di mostrare le sue qualità». E Dzeko è stato di parola.