Molto nervoso per le critiche fatte alla sua Roma dopo le sconfitte contro Lazio e Napoli, Luciano Spalletti sembra quasi infastidito dalle domande che gli vengono rivolte sulla gara col Lione di dieci anni fa. Era un’altra squadra, un altro momento storico, e di quel febbraio 2007 è rimasto solamente lui, insieme a Totti e De Rossi. Ma i due romani non si sono mai mossi dalla capitale, mentre il tecnico è tornato dopo l’esperienza in Russia. «Io sono peggiorato in tutto, rispetto ad allora — ironizza il mister toscano — sono più nervoso, vedo ombre ovunque. Non mi si può proprio star vicino, sono una roba difficile. È giusto il messaggio che avete mandato all’inizio al presidente: è una persona pericolosa, non lo prenda». Resta il dubbio su chi abbia mandato il suggerimento a Pallotta, mentre avanza la certezza che Spalletti vorrebbe ripetere quella storica notte di Lione, quel 2-0, con le firme di Totti e Mancini, che valse il passaggio ai quarti di Champions League.
Stasera i quarti in ballo sono quelli d’Europa League, ma la posta in gioco è anche più alta di un normale turno di coppa. Sul piatto c’è il futuro dell’allenatore e, forse, anche quello dei due romani, in scadenza di contratto come Luciano. E se la vittoria di un trofeo sarebbe la spinta necessaria — sempre seguendo i suoi ragionamenti — per far restare Spalletti, chissà se un successo potrebbe far passare a Totti la voglia di smettere. Il capitano giallorosso è immerso nel dilemma più importante nella carriera di un calciatore: continuare un altro anno oppure decidere di togliere gli scarpini indossando giacca e cravatta. Molto dipenderà quindi anche da cosa gli proporrà Pallotta, la prossima settimana, quando sbarcherà nella capitale, visto che Francesco vorrebbe ricoprire un ruolo operativo, accanto alla squadra, da direttore tecnico, evitando poltrone di rappresentanza inutili. Intanto il numero dieci spera di essere ancora utile per questa parte finale della stagione, magari già da stasera, nella trasferta che dieci anni fa lo vide protagonista. Il futuro della Roma è quindi adesso, e passa per una gara che arriva dopo due sconfitte. «Io però nutro fiducia nei miei — l’ottimismo del mister giallorosso — non partecipo al disfattismo che c’è ora intorno alla squadra, l’ho detto anche a loro. Noi si siamo guadagnati con il sudore questo livello di calcio e, proprio perché c’è costata fatica, ce lo vogliamo riprendere. E sappiamo che ci sono complicazioni da superare. Sono due sconfitte che fanno male, ma solo due sconfitte. Adesso si va avanti con la consapevolezza che c’è tutto lì a portata di mano, ma non è così: gente forte deve avere una testa forte, da saper sopportare anche queste piccole tensioni in più».
E chi è abituato alle pressioni è Nainggolan, protagonista stagionale, non in scadenza contrattuale, ma in attesa di un adeguamento dell’accordo in essere. «Io penso a fare bene come sempre — evita l’argomento il belga — poi sono cose che si rivedranno più avanti. Io sono felice qua, sto bene, mi piace giocare per questa società, ma non è il momento di parlarne». È il momento di parlare della gara col Lione. «Le sconfitte ci fanno male, ma stiamo facendo un ottimo campionato e possiamo ribaltare il risultato di coppa Italia: pensiamo a vincere in Francia».