Titolammo “Aiutiamolo” (aiutiamo Monchi che era ancora in tempo). Qualcuno disse che l’avevamo fatto per rosicamento da concorrenza. Errore, furono altre le ragioni: incoraggiavamo Pallotta a sostenere economicamente il ds. Qualche simpaticone più realista del re si sostituì ai comunicatori stipendiati ufficialmente tentando lo sputtanamento social. I radioultrà in servizio permanente effettivo, addirittura alcuni ex redattori del giornale, ci riempirono di offese, naturalmente incapaci di comprendere le nostre ragioni. Non amore cieco: intelligenza, sensibilità.
Ma forse non c’era bisogno di chiarimenti supplementari, visto che è dall’agosto scorso, talvolta forzando i toni, che battiamo sul tasto dell’indebolimento evidente del gruppo, sia tecnico, sia temperamentale: rientra nei nostri compiti l’esercizio di critica, viviamo di informazioni e valutazioni. Non abbiamo mai discusso il lavoro fatto dal management della Roma sul piano finanziario (naturale che si adoperi per riequilibrare i conti; conti che sono migliorati), tuttavia è inevitabile che dalla nostra posizione sia il campo a dire la verità assoluta, il risultato sportivo è ciò che conta maggiormente.
Questo 1 a 7 è umiliante, ci auguriamo che rappresenti lo schiaffo terapeutico, il punto di svolta in grado di riportare la Roma sulla retta via, lasciando per strada gli adulatori e gli incompetenti. Gli obiettivi non le mancano. In primo luogo il quarto posto e poi una Champions da affrontare con orgoglio e dignità.