Cento secondi per una Serie A senza errori. O quasi. Le conseguenze del Var sul campionato non sono solo l’ondata di polemiche delle settimane prima della sosta. Quello che dopo metà campionato è evidente, è la rivoluzione gentile della moviola in campo. Una nuova Serie A, con meno rigori e con tanti saluti alle proteste. Forse piace anche agli allenatori, se tutti hanno risposto presente (unici a mandare un delegato: Sarri, Di Francesco, Mazzarri e Zenga) e persino Inzaghi, ricordando di non amarla troppo, ammetteva che «si deve andare avanti così». Chi non vorrebbe un campionato con appena l’1% di errori? Su 1078 episodi visionati, 60 decisioni cambiate e appena 11 decisioni sbagliate. Senza tecnologia, sarebbero state 54. A correggere una decisione al monitor ci vuole sempre meno: 2 minuti e 35 secondi a inizio torneo, oggi bastano 100 secondi. Solo 40 invece per confermarla. E senza scalfire il tempo di gioco, visto che i recuperi sono aumentati di appena 10 secondi e il tempo effettivo di 40. in questa Serie A più giusta – anche Spalletti ha notato che «quando oggi guardi i campionati esteri sembra che lì manchi qualcosa…» – a convincere davvero gli allenatori sono gli effetti sulle loro squadre. Da quando sono “spiati”, i giocatori prendono meno cartellini gialli, calati di 175 in un anno, più o meno uno a partita. Che vorrebbe dire oltre 300 ammoniti in meno a fine campionato, con una valanga di giornate di squalifica risparmiate alle stelle del torneo. Ridotti del 21% i “rossi”, sono del tutto sparite le espulsioni per proteste: 5 lo scorso anno, nessuna oggi. Il perché lo hanno capito i tecnici quando la coppia Rosetti-Rizzoli – responsabile del progetto Var in Italia e designatore arbitrale – ha mostrato loro il gol annullato a Immobile per fuorigioco nel derby di Roma, facendo pure ascoltare i colloqui tra fischietto e video assistente. In altri tempi sarebbe stato l’inferno in campo, sapere della tecnologia ha portato invece l’arbitro Rocchi e l’attaccante napoletano a scherzarci su.
Curiosamente, tra gli 11 errori riconosciuti, 6 sono falli di mano: quelli di Bernardeschi e Mertens che hanno infiammato gli ultimi turni. O quello di Falque in Lazio-Torino: «Chi ha sbagliato lì tra arbitro e Var?», chiedeva ieri Inzaghi al designatore. Dal week end, nuova direttiva sulle “zone grigie”: quei casi in cui decidere tra volontarietà o involontarietà del fallo di mano è più difficile. Volontario se si cerca di intercettare il pallone col corpo e si tocca col braccio, non se invece l’obiettivo è marcare l’avversario. Un monito pure agli arbitri: andate a rivedere gli episodi dubbi, sempre. Come dire: mai più un caso Mertens o Bernardeschi. Dopo i Mondiali – oltre all’arbitro Rocchi l’Italia avrà in Russia 3 Var – inizierà la seconda stagione della “moviola”. Subito una tecnologia per non sbagliare più sui fuorigioco (il margine d’errore è 3-9 centimetri). Poi, un’idea: il “challenge”, ossia la possibilità per gli allenatori di chiedere una revisione a partita. Lo vogliono tutti, a Rosetti una promessa è scappata: «Se ne parlerà». All’International board non piace, ma non c’è fretta.