«A Roma ho la mia vita, qui sto bene». Se dovesse andar via a fine stagione, di certo Kostas Manolas lo farebbe versando qualche lacrima. Roma per il difensore greco è diventata sinonimo di casa, cinque anni trascorsi nella capitale senza mai finire sotto la luce dei riflettori, vivendo la sua vita a Casal Palocco tra gli amici, la squadra e la famiglia: «La mia vita è molto semplice – ammette Manolas in un’intervista al programma greco «Il turista» -, trascorro gran parte del mio tempo libero a casa, con la mia famiglia. Mi piace».
IL CALCIATORE – Il suo futuro potrebbe essere lontano da Roma e dalla Roma. La clausola rescissoria di 36 milioni di euro sta attirando l’attenzione dei top club europei e il suo nuovo agente Mino Raiola potrebbe far scatenare un’asta per offrire al greco lo stipendio migliore. «Come affronto la mia carriera? Come la vita: posso andare in alto e ottenere ottimi risultati ma devo sempre rimanere con i piedi per terra e ricordarmi da dove sono partito. Il calcio, così come la vita, non ti regala niente. Devi lottare per raggiungere gli obiettivi».
OBIETTIVI – Piedi per terra, sempre pensando al suo passato: «Mio nonno quando ero piccolo mi ha regalato le prime scarpe da calcio. Mia madre ha detto che la mia prima parola è stata «obiettivo» mentre tenevo in mano un pallone da calcio. Non è stata «mamma» o «papà». Qualcosa dentro di me ha subito capito che sarei diventato un calciatore, anche se a scuola andavo molto bene. Ho preso tutto da mio zio, uno dei difensori più forti della Grecia. Ho cominciato a lottare per inseguire il mio sogno e ora sono a un ottimo livello grazie anche alla mia famiglia che ha sempre sostenuto il mio obiettivo. Mio padre era un medico a Naxos, ha lasciato tutto per aiutarmi. Facevo tre allenamenti al giorno per raggiungere un buon livello».
L’INIZIO – Da scarto a campione, Manolas ha lottato e sudato per arrivare fino alla Roma: «Quando ero ancora un ragazzo ed ero in cerca di una squadra trovai su internet un annuncio dell’Aek Atene che stava cercando ragazzi da tesserare. Dissi ai miei genitori che sarei andato a sostenere il provino, e il club mi prese. Poi però dopo qualche mese l’allenatore mi disse che non ero ancora pronto, così presi un taxi per andare a Fyli e il giorno dopo firmai un contratto da professionista per il Thrasyvoulos. Nella vita bisogna sempre essere sicuri di se stessi».