La Var risolverà i problemi in Champions, si diceva. Ma la Var, ieri sera ad Oporto, i problemi non li ha risolti ma li ha creati. Già perché uno scadente Cakir combina guai nei tempi supplementari, facendosi guidare nel modo sbagliato dal polacco Marciniak. l’uomo designato davanti alla Video Assistante Referee. Che negli ultimi minuti del match prima lo richiama all’on field review per la maglia trattenuta da Florenzi e poi lo lascia in balia dell’incertezza quando Schick viene colpito da dietro da Mariga e cade in area all’ultimo minuto del secondo supplementare. Due decisioni opposte, che si scontrano con la logica e offrono molto lavoro al responsabile Uefa, Roberto Rosetti.
Lavoro che è lo stesso che si deve fare in Italia, dove impazza un interrogativo: perché la Var interviene a intermittenza? Una domanda che necessita di una risposta chiara e in brevissimo tempo, alla faccia anche di chi ad Aberdeen ha pensato più a giocare con i piedi avanti e i piedi dietro del portiere piuttosto che a mettere mano ad un protocollo che continua a fare acqua. Perché non è possibile che in casi come quello di ieri sera, invece di Cakir, la partita l’ha condizionata gli errori di una persona (e non della macchina), il polacco Marciniak.