Ha fatto la storia della Roma. Senza se e senza ma. L’ha fatta con i risultati e con il lavoro sul campo. Meglio, le pagne e i titoli se li è presi con un risultato. Il risultato ottenuto nella notte magica dell’Olimpico del 10 aprile 2018. Arrivare in semifinale di Champions League, tra le prime quattro d’Europa, nell’edizione 2017-2018. Aperta parentesi, fa tanta impressione scrivere Roma in semifinale di Champions League. Un’impressione magnifica. Ma è tutto vero, è tutto meravigliosamente vero. Chiusa parentesi. Non ci era mai riuscito nessuno prima di Eusebio Di Francesco con la nuova formula della Champions, nel corso romanista. Non Fabio Capello, non Luciano Spalletti, non Rudi Garcia. Giusto per citare i primi tre tecnici più presenti in UCL. Nessuno di questi. Prima di lui, fino a oggi, l’unico a compiere l’impresa era stato solo Nils Liedholm nella vecchia Coppa dei Campioni 1984. La Roma è di nuovo lì, 34 anni dopo. Con il Liverpool di nuovo in lizza e la data del 26 maggio per la finale di Kiev a rendere il tutto più suggestivo. Stop. Basta. Meglio tornare al momento Roma che insinuare nella testa di chi legge determinati ragionamenti e scenari. La Roma è arrivata a questo punto battendo il Barcellona 3-0 all’Olimpico e rimontando il 4-1 dell’andata. Una roba mai vista prima, da lacrime. Senza un pizzico di retorica, una rimonta con tre gol di scarto da riprendere non era mai riuscita dal 1927. Di Francesco l’ha fatta con una condizione ulteriore di difficoltà.
Non solo l’ha fatto con la Roma, che non è abituata a frequentare con regolarità certi palcoscenici, ma l’ha fatto da esordiente assoluto nella competizione. EDF non aveva mai allenato una squadra in Champions League. E non l’aveva mai giocata nemmeno da calciatore. L’unica competizione continentale con cui aveva avuto a che fare era stata la Coppa UEFA e/o l’Europa League. Sia da giocatore sia da manager. È entrato di prepotenza nel massimo torneo europeo mettendo in fila avversari come Atletico Madrid, Chelsea, Shakhtar Donetsk e Barcellona. Dando lezioni di calcio a Conte, Simeone, Fonseca e Valverde (secondo 3-0 dopo quello in Sassuolo-Atletic Bilbao). Di Francesco è il ventiduesimo a raggiungere questo traguardo da debuttante. Da neofita della rassegna. Il primo fu Luis Fernandez con il PSG nel 1994-1995. Il conteggio parte da qui, da quando la nuova formula prevede le semifinali e non due raggruppamenti. I francesi perdono nel doppio confronto con il Milan che si qualifica così per la finale (poi persa con l’Ajax, gol di Kluivert). Nel 1995-1996, è la volta del primo italiano “deb” a ingombrare spazi negli almanacchi. Marcello Lippi guida la Juventus fino alla conquista del titolo ai calci di rigore, pure stavolta i lancieri di Amsterdam a contendere lo scettro a un’italiana. Dopo il toscano di Viareggio, altri tre italiani sono andati così lontano (escludendo la new entry Di Francesco). Nevio Scala nel 1997-1998 con il Borussia Dortmund, Claudio Ranieri con il Chelsea nel 2003-2004 e Roberto Di Matteo ancora con il Chelsea nel 2011-2012. L’ex mediano di Zurigo e Aarau conquistò la coppa e riuscì a essere l’unico italiano a imitare Lippi. Esordiente e vincitore. Allargando l’analisi ai non italiani, a completare quest’ultima categoria ci sono Vicente Del Bosque (Real Madrid 2000), Josep “Pep” Guardiola (Barcellona, 2009), Luis Enrique (Barcellona, 2015), Zinedine Zidane (Real Madrid, 2016). Di Francesco s’è fatto conoscere dal mondo del calcio con garbo e sapienza tattica.
Ha modulato il suo sistema di gioco presentando una variante tattica inattesa per Valverde. “Non pensavo che la Roma si presentasse con la difesa a tre. Questa novità ci ha reso la vita più difficile”, le parole del tecnico del Barça. “Grazie a tutti per i complimenti, ma ora pensiamo al derby”, ha detto Eusebio ai cronisti spostando l’attenzione sulla stracittadina nel post trionfo. E pure in Lazio-Roma, Di Francesco può raggiungere un ulteriore primato. Diventare il quinto allenatore a vincere i due derby di campionato alla prima stagione sulla panchina del club. I predecessori ad avere realizzato questo ambo su Roma sono stati Herbert Burgess nel 1929-1930, Janos Baar nel 1931-1932, Alfredo Foni nel 1959-1960, ClaudioRanieri nel 2009-2010. E un’ultima annotazione statistica: la “doppietta” nei confronti capitali manca dal 2015-2016. All’andata vince Garcia 2-0, al ritorno si afferma Spalletti 4-1. La storia
è stata scritta martedì notte all’Olimpico, ma i capitoli della saga vanno aggiornati di continuo.
Non è finita. La storia è infinita.