Franco Selvaggi, nato a Pomarico nel 1953, è campione del Mondo ’82. Da calciatore lo ricondiamo con la maglia del Cagliari che infatti lo ha inserito nella sua Hall of Fame, poi
Torino, Udinese e Inter. In pochi forse ricordano che ha vestito anche la maglia giallorossa nella stagione ’73-’74. Aveva solo diciannove anni e l’esperienza giallorossa l'ha vissuta con la paura di un ragazzo di quarant’anni fa. “Ero indeciso se accettare di venire alla Roma. Avevo giocato solo poche gare alla Ternana e la grande città mi terrorizzava”. A fine stagione collezionò due presenze in Campionato e 1 in Coppa Italia.
Alla Roma è iniziata la sua carriera di calciatore, a Crotone ha chiuso quella da allenatore, per
solo sette giornate, le ultime della stagione 2001-2002. Oggi è capo delegazione della nazionale Under16, la sua missione è esser di aiuto ai giovani che si affacciano al mondo del
calcio professionistico.
Che gara si aspetta tra le sue due ex squadre? “A palla ferma sembrerebbe tutto scontato. Ho visto una grande Roma contro il Chelsea e guardando le forze in campo il risultato sembra solo uno. Ma esiste una probabilità che rende sempre vivo il fascino del calcio. Il risultato sembra prevedibile, ma poi nel calcio tutto è possibile”.
Loro non cercheranno la salvezza facendo punti contro le grandi… “Quando si scende in campo tutti vorrebbero fare punti, sempre. Vi ricordate Roma-Lecce? Il
Lecce era spacciato, ma fece punti davanti ad un Olimpico attonito. Non sempre il calcio segue
una logica e la Roma non dovrà prendere sottogamba l’impegno. Il Crotone si difenderà e
tenterà di partire in contropiede… ma la Roma dovrà impostare la partita”.
La Roma farà turnover? “La Roma ha sempre fatto giocare 13/14 giocatori, non ci sono titolare inamovibili. Così la rosa è tutta allo stesso livello e non si ha mai la sensazione che venga stravolta la squadra”.
Il suo pensiero sul calcio di Eusebio Di Francesco? “Mi piace molto. È un allenatore preparato, razionale. Un uomo per bene. Bisogna dargli un paio di anni di tempo per far quadrare il cerchio e arriveranno grandi risultati, ma non si può pretendere tutto il primo anno”.
Sul Campionato: Lo trova più equilibrato rispetto allo scorso anno? Tra chi sarà la corsa al vertice? “Nei primi tre posti vedo Juve, Roma e Napoli. Se poi la Roma dovesse arrivare quarta non sarebbe un dramma perché il progetto è serio e porterà i suoi frutti”.
Chi nella Roma l’ha stupita? “Conosco bene Nainggolan da quando facevo l’osservatore del Cagliari. Per me è uno dei centrocampisti più forti del mondo. Kolarov poi lo conosciamo da tempo; mi è sempre piaciuto e sta confermando le attese”.
Da attaccante cosa pensa di Dzeko? “È un grande attaccante, ma è un giocatore particolare, più di sostanza che di forma. Magari non è pulitissimo nel tocco, ma è un grande realizzatore di gol”.
Tra i giovani chi ha notato in particolare? “Il ragazzo turco Under mi è piaciuto molto nelle prime partite giocate, ha fatto vedere delle qualità e ha ampi margini di miglioramento”.
La Roma è impegnata ogni tre giorni, come si gestiscono tanti impegni ravvicinati? “Quando ci sono tante gare concentrate in un solo mese, c’è un forte stress fisico che è connesso con quello di testa. Va affrontato un impegno alla volta”.
Che stagione aspetta invece il Crotone? “Lo scorso anno hanno fatto un vero miracolo, in poche altre squadre ci erano riuscite prima. Era partito spacciato e hanno fatto un campionato di sofferenza, lo stesso che aspetta loro anche quest’anno. Ha fatto un gran lavoro Nicola e dovrà ripetersi per ottenere la salvezza”.
Cosa ricorda invece della sua esperienza sulla panchina rossoblù? “Sono arrivato a poche giornate dalla fine ed ero chiamato a fare un miracolo. Non siamo riusciti a salvarci, siamo retrocessi, ma nelle ultime sette giornate ne abbiamo vinte tre. Insomma un mezzo miracolo è stato battere Genoa e Sampdoria che erano ancora in lizza per la promozione. Insomma a mio parere abbiamo un ottimo lavoro, peccato per il risultato finale”.
Torniamo al Selvaggi calciatore: nella Roma è stato nella stagione 1973-74, cosa ricorda di quell’anno? “Ero giovanissimo, avevo giocato solo dodici gare con la Ternana e in una di queste partite mi notò Scopigno. Fu proprio lui a volermi alla Roma”.
E cosa accadde? “Ero terrorizzato, e ho anche avuto il dubbio se accettare o no. Avevo diciannove anni ed ero uno sprovveduto. Posso raccontare un episodio del mio arrivo?”.
Certo, racconti. “Dovevo andare a Brunico per il ritiro e non sapevo come fare.
Avrei dovuto prendere l’aereo, ma non sapevo come si faceva così, presi due treni… e arrivai il
giorno dopo la convocazione!”.
Un altro calcio rispetto ad oggi… “Assolutamente sì. Purtroppo Scopigno alla 6 giornata andò via, il mio più grande estimatore. Poi con Liedholm giocai comunque due gare di campionato e una di coppa Italia. Poi a fine anno la Roma giustamente la Roma mi mandò via. Peccato, se fossi stato più grande mi sarei giocato meglio quella carta…”.
Se dovesse tirare le somme sulla sua esperienza in giallorosso? “Ero il giocatore del mercoledì. Sì, perché nella partitella del mercoledì giocavano gli Under 23, io giocavo bene e segnavo tanto. Mi sono molto divertito e se mi avessero fatto giocare la domenica, magari avrei segnato anche li, nel giorno della partita!”.
È vero che fu convocato al posto di Pruzzo per i mondiali di Spagna nell’82? “Non è vero. Io e bomber Pruzzo avevamo caratteristiche molto diverse. Io ero tecnico e molto veloce.
Bearzot poi spiegò molto bene che per ogni ruolo lui aveva un titolare e un sostituito. Io e
Paolo Rossi eravamo nello stesso ruolo. Pruzzo invece si giocava il posto con Graziani. Poi nelle sette partite prima della convocazione, Pruzzo non fece neppure un gol… forse anche per quello lo lasciò in Italia. Inoltre la nazionale giocava un calcio diverso da quello che giocava la Roma…”.
Quale fu l’ingrediente vincente per vincere il mondiale? “Era un gruppo formato da uomini veri. Qualche tempo fa abbiamo fatto un gruppo su whatsapp e ci sentiamo tutti i giorni. Anche le riserve di quella squadra erano di altissimo livello… tutte avevamo alle spalle grandi prestazioni di club, c’era Causio, Vierchowod….”.
A proposito di Vierchowod, ha dichiarato che lei è uno degli attaccanti che lo ha messo più in difficoltà? “La devo correggere: non uno tra quelli, ma sono stato il giocatore che in assoluto lo ha messo più in difficoltà. Si può dire che sono stato la sua bestia nera”.