La premessa è d’obbligo: è solo un gioco. Le scelte sono soggettive e proprie di chi scrive. Ovvero, individuare undici uomini derby e schierarli idealmente in campo, immaginandoli uno a fianco all’altro per sfidare la Lazio. Vuoi per trascorsi particolari nelle stracittadine, vuoi per gol segnati, vuoi per uno scarso gradimento di quei colori là. Bene, i criteri sono diversi e variegati. Ma prima di tutto si parte dal modulo, dal sistema di gioco da utilizzare. Verranno menzionati parecchi calciatori offensivi, quindi – come nel fantacalcio – meglio adottare un 3-4-1-2 con centrocampo e attacco proiettati verso la porta avversaria. In porta Julio Sergio, difesa a tre con Cafu, Yanga-Mbiwa e De Micheli, centrocampo a tre con De Rossi, Giannini e Da Costa, poi Totti dietro le tre punte Delvecchio, Volk e Montella. L’allenatore è Capello, quello ad avere la media di vittorie più alta con almeno 10 partite disputate.
JULIO SERGIO: tre derby giocati, sufficienti per entrare nel cuore della tifoseria. Una parata da urlo su Mauri quando Cassetti segnò il gol vittoria (2009) e un rigore parato a Floccari nella sfida di ritorno decisa da una doppietta di Vucinic (2010). Lo predisse lui stesso prima dell’esecuzione dell’attaccante: “Je lo paro io a…”. Beep.
CAFU: al derby non ha mai segnato e, peraltro, rischiò di vanificare uno dei gol più belli della storia delle stracittadine: il pallonetto di Totti a Peruzzi. Motivo? Chiamò la palla al capitano dalla fascia destra prima dell’esecuzione della traiettoria. Poco male. I palleggi ripetuti sulla testa di Nedved, nel giorno di Paolo Negro, bastano e avanzano per l’eternità. “Mamma mia che pezzo, j’ha fatto ‘na riga ‘n mezzo”. (cit.)
YANGA-MBIWA: un derby giocato, un gol di testa. Il 25 maggio 2015 quando gli altri pensavano di andare in Champions League scavalcando la Roma. Lazio-Roma 1-2: Iturbe, Mapou. What else?
DE MICHELI: 24 maggio 1931, Lazio-Roma. Rimessa laterale per la Roma, De Micheli va a recuperare la sfera per non perdere tempo. Giorgio Vaccaro, il generale della Milizia socio laziale, al passaggio del roccioso difensore allontana il pallone per far perdere tempo. De Micheli reagisce dando uno schiaffo a Vaccaro. Gesto censurabile, ma per questo e tanto altro entrò nella coreografia del derby del gennaio 2015 tra i sedici “figli di Roma capitani e bandiere”. “De Micheli scrucchia che è un piacere…”. (cit.)
DA COSTA: a centrocampo perché arrivò a Roma da mezzala offensiva, ma divenne presto uomo gol. Bomber in campionato, ma soprattutto nel derby. Contando quelli ufficiali e non ne segnò 12. Ad oggi, nessuno è riuscito a fare meglio di lui.
DE ROSSI: il derby lo gioca con la sciarpa al collo, come se fosse davanti a un muretto della Sud o di un altro settore. All’inizio la viveva proprio male, per sua stessa ammissione. Ora riesce a gestire meglio la tensione. Una volta dedicò la vittoria per 3-2 del 2007 a “quel tifoso laziale che mi manda i messaggi tutte le notti”. E dopo i cinque derby di fila, disse: “Nemmeno il Real Madrid con il Rayo Vallecano ne vince cinque in due anni”.
GIANNINI: il derby migliore della sua vita è quello del 27 novembre 1994: Balbo, Cappioli e Fonseca gol. La terza rete ispirata da un suo cross sul secondo palo, incocciato dall’attaccante uruguayano. E poi il festeggiamento post gara sotto la Sud, con le tre dita a indicare ai tifosi sugli spalti il risultato. Lazio-Roma 0-3.
DELVECCHIO: nove gol alla Lazio, uno degli incubi ricorrenti di Alessandro Nesta. Lui, Nesta, uno dei difensori migliori degli ultimi vent’anni cadeva sempre nel tranello della finta a rientrare. Era una tassa e non riusciva mai a evitarla. E Delvecchio segnava mostrando magliette ad hoc: “Vola Supermarco, vola”.
TOTTI: non tanto per i gol segnati (11), per il cucchiaio a Peruzzi, per la doppietta sotto la pioggia nel 2011, per il selfie sotto la sud, per le magliette celebrative indossate, per la “Grande Bellezza” dopo Mapou. Non è questo. È il rapporto con quegli altri, aspetto troppo sottovalutato del campione totale. Un esempio? Quando arrivò a segnare 9 gol in campionato alla Lazio come Delvecchio e Da Costa disse alle telecamere: “È il record più bello di tutti. Godo…”. Non gli vanno propriamente a genio, diciamo.
VOLK: ha il merito di aver segnato il primo gol nella storia dei derby. Anno 1929, stadio della Rondinella. Lazio-Roma 0-1. Fece capire dall’inizio chi avrebbe contato davvero.
MONTELLA: quattro gol alla Lazio in una partita sola non li ha segnati mai nessuno, a parte lui. È il 10 marzo 2002, il poker di Vincenzo contribuisce al 5-1 finale. Costringe Nesta al cambio dopo quarantacinque minuti, diventando uno spauracchio immortale per quelli lì. Li ha battuti pure da allenatore nel 2010.
ALLENATORE, CAPELLO: il tecnico di Pieris – tra i romanisti – è quello ad avere la media di vittorie più alta con almeno 10 stracittadine disputate, 58.33 %. Ne ha giocate 12: vinte 7, pareggiate 4 e persa 1. E anche da calciatore non ha mai perso su 3 precedenti totali. In uno andò anche in gol. Vincente.