Cinque anni, dal 2006 al 2011. 203 partite con la maglia della Roma, 64 gol. Due Coppe Italia vinte e pure una Supercoppa Italiana. E il rimpianto “grande” per quello scudetto perso sul più
bello nel 2010 dopo che i suoi gol avevano tanto avuto il sapore tricolore, soprattutto la doppietta nel derby di ritorno con la Lazio. Mirko Vucinic è stato un giocatore importante nella storia recente di questo club. Talento purissimo, talvolta indolente, ma qualità da top player. Montenegrino di nascita, arrivò dal Lecce per prendersi la Capitale. Lì, a Roma, all’Olimpico, dove proprio con i salentini, esordì in Serie A all’età di 18 anni. Era un Roma-Lecce 1-0, gol di Samuel di testa nell’anno dello scudetto romanista. Subentrò nella ripresa al posto di Dainelli. Centravanti o attaccante esterno, ha saputo giocare al meglio in tutti i ruoli. Mercoledì è stato ospite di Mediaset Premium durante il salotto pre e post Champions per commentare la partita della Roma. Si parte da lì, dalla fine.
Che Roma ha visto contro lo Shakhtar? “Una squadra spettacolare e divertente nel primo tempo, che arrivava spesso dalle parti del portiere avversario. Nella ripresa, poi, un calo inspiegabile. Il gioco è venuto a mancare proprio sul momento più importante della gara, però c’è il ritorno e la Roma può farcela. Ce lo aspettiamo tutti”.
Quanto è rimasto legato ai colori giallorossi? “Molto e non potrebbe essere altrimenti. Ho trascorso cinque anni belli, ho fatto molti gol e ho contribuito ad alcune vittorie. Peccato per quel campionato vinto dall’Inter nel 2010, eravamo vicini al traguardo”.
Nel 2011, poi, passò alla Juventus. “Sono stato bene pure a Torino, lì ho vinto scudetti”.
Senza peli sulla lingua, a chi è rimasto più legato tra le due squadre? “A entrambe, per motivi diversi e non mi va di fare preferenze. Roma è unica, è una piazza che ti dà tanto, però non ci sono vie di mezzo”.
Ovvero? “Ditemi – a parte Totti – un giocatore che non sia stato contestato o discusso a Roma? Sempre
succede. È accaduto pure a me”.
Anche a Dzeko viene spesso chiacchierato dalla città, nonostante i tanti gol segnati in questi tre anni. “È vero, Edin è un calciatore molto importante. Sa tenere il reparto d’attacco da solo, con i movimenti e con la qualità che mette nelle giocate. Mi piace tanto”.
Schick le piace? Ricorda un po’… Vucinic per le caratteristiche tecniche? “Un po’, sì. Lui è mancino, io calciavo più con il destro. Schick ha qualità tecniche importanti. Ha bisogno di tempo, pure se ha giocato poco. Secondo me diventerà un calciatore importante per la Roma”.
Pure lei all’inizio dell’esperienza romanista giocò poco, ma poi riuscì a uscire fuori con il
tempo. “Pure qui ci sono alcune analogie con Schick. Io arrivai infortunato, avevo un menisco rotto e
ci giocavo sopra. Poi, quando il problema è diventato più grave, ho fatto una piccola operazione che mi rimise a posto. C’è voluto tempo prima che dimostrassi il mio valore”.
Nella Roma di oggi c’è un suo coetaneo, De Rossi, del 1983 come lei. “Daniele è una persona fantastica, un grande uomo. Parlo soprattutto dell’aspetto umano perché il calciatore lo conosciamo tutti e non lo scopro io. Ricordo quando dopo il gol allo Sporting Lisbona mi abbracciò, poi si rivolse al pubblico difendendomi dicendo: “È un mostro, è un mostro”. Un gesto molto bello, che non dimentico”.
Domenica che gara si aspetta tra Roma e Milan?“La squadra di Di Francesco sarà arrabbiata e vorrà fare risultato. Con l’aiuto del pubblico potrà riuscirci”.
Con la maglia della Roma ha segnato quattro volte ai rossoneri. Ne ricorda una in particolare? “Quello del 2008, vincemmo 2-1 e la rete decisiva la realizzai proprio io. Da un lancio in
profondità, mi trovai a tu per tu con Kalac e lo superai con un piatto destro sul primo palo. Pure in quella stagione andammo vicini a vincere lo scudetto, ma non ci riuscimmo per pochi punti”.
Il primo gol che le viene in mente da giocatore giallorosso? “La doppietta al Chelsea in Champions League nel novembre 2008. Finì 3-1 per noi, fu una vittoria importante per il passaggio del turno da primi nel raggruppamento. Per me, l’Europa e la Champions hanno sempre avuto un sapore particolare. Così come indossare la maglia della Roma”.