L’inviato di Sky Sport Paolo Assogna ha parlato della Roma e del suo portiere Alisson, cercato da tutte le squadre d’Europa.
Roma-Shakthar: in cosa la Roma ti ha sorpreso e in cosa gli Ucraini ti hanno eventualmente deluso? “Della Roma mi ha sorpreso la velocità con cui ha metabolizzato il periodo di crisi tornando a essere brillante, cosa confermata dalle vittorie con Napoli e Torino. Di Francesco ha trovato sintesi tra quello che la squadra può fare e quello che lui chiede. Prima, con il pressing alto per novanta minuti, credo che pretendesse troppo dai suoi. Invece contro ucraini e partenopei ha trovato un punto di equilibrio, con la possibilità di cambiare la storia della stagione. Quello di martedì, infatti, può essere un punto di svolta determinante”.
Domani avranno luogo i sorteggi, c’è qualche squadra che la Roma deve augurarsi di affrontare? “Ovviamente tutti dicono il Siviglia, ma per il semplice fatto che si tiene conto delle alternative. Gli spagnoli sono comunque una squadra importante, formata da giocatori di valore e abituati a vincere. In alternativa un’avversaria “abbordabile” potrebbe essere il Liverpool, che generalmente concede più opportunità all’avversario. Le altre squadre ritengo francamente che siano fuori portata.
Erano oltre dieci anni che due italiane non arrivavano ai quarti. Un eventuale Roma-Juventus in Champions League che sfida sarebbe e che significato potrebbe avere per il calcio italiano? “Sarebbe un segnale per smetterla di piangerci addosso e dire che il nostro campionato è di bassi profilo, con la sola tendenza di entusiasmarci per il calcio degli altri. Credo che noi abbiamo contenuti tattici assolutamente vincenti. Lo ha confermato l’elemento di forte tattica mostrato da Roma e Juventus contro Shakhtar e Tottenham. Squadre che sanno essere argute e saggi, un must tutto italiano che deve indicare il percorso da compiere. In un eventuale Roma-Juventus ovviamente vedo i bianconeri favoriti. Del resto basta osservare i dati: negli ultimi anni la Roma ha sempre ottenuto risultati negativi contro il club torinese e non dico nulla di clamoroso affermando che quest’ultimo ha il 70 percento di possibilità di passaggio”.
Un giudizio sul lavoro di Eusebio Di Francesco? “Bravo e intelligente a gestire momenti critici, sapendosi ritrovare assieme alla squadra anche al cospetto di pressioni normali per una squadra di calcio ad alti livelli. Si favoleggia sull’ambiente romano, quando in realtà nella Capitale funziona come in tutto il mondo: quando si vince si è bravi, quando si perde si viene messi in discussione. Lui è stato bravo a isolarsi, rivedere certe sue idee e mettersi in discussione, adattando le sue idee alle caratteristiche del gruppo. Ovviamente resta molto da fare per raggiungere gli obiettivi”.
Tanti allenatori cambiati e rosa rivoluzionata ogni anno. Dopo otto anni questa proprietà ancora non è riuscita a regalare un trofeo ai propri tifosi. Cosa manca secondo te? “Manca lo stadio di proprietà, che fa fare il salto di qualità del 30 percento al fatturato. Le entrate, nel calcio moderno, sono rappresentate solo da diritti tv e Champions League ed è poco dato che rose ambiziose costano. Lo stadio è quindi l’unica cosa che manca a una società moderna e ben organizzata come la Roma. Un club che ha abituato i tifosi a vivere di trading, un elemento indispensabile per la vita di una società. Ovviamente il passaggio da stadio di proprietà a vittorie non è automatico, ma per fare gli stessi risultati di chi ha il doppio del fatturato bisogna avere altre entrate e questo è dunque un passaggio fondamentale. Un punto di svolta. Poi tutte le rose cambiano, anche la Juventus. Tuttavia la Roma può contare su una spina dorsale composta da Manolas, Florenzi, De Rossi, Nainggolan, Strootman e Dzeko, che sono in rosa ormai da anni. Si è creato un percorso riconoscibile e bisogna uscire dal meccanismo che se la Juventus vince è perché soltanto lei sa fare calcio. Ci sono fatturati diversi. Il percorso della Roma è ambizioso e ben costruito. Ovviamente di errori ce ne sono stati parecchi, del resto non dimentichiamo che Pallotta è venuto a fare calcio sostenibile. Quindi si possono chiedere alcune cose e altre no. Fare bella figura in Europa e stare tra le prime tre in Italia è comunque un buon risultato per ora”.
Cosa ne pensi del rapporto tra Pallotta e i media? “Dobbiamo entrare nella sua mentalità da americano a cui piace la battuta spettacolare. Ha esagerato a volte, ma è il suo stile. Spesso poi ci sono problemi con la traduzione e il passaggio dalla parola detta a quella scritta, magari soltanto prendendo uno stralcio della frase o togliendo la domanda alla risposta. Sulla comunicazione potrebbe forse manifestare maggiore sensibilità e credo che l’abbia troppo con la comunicazione romana, un ambiente che negli ultimi anni si è evoluto molto grazie a numerosi professionisti che lavorano nelle redazioni. Serve assolutamente un contatto tra società e comunicazione, come peraltro c’è in parte già stato. È fondamentale che partecipi anche Pallotta per rendersi conto”.
Mercato: la Roma chi non deve cedere e chi deve acquistare per completare la rosa? “Sicuramente non deve vendere Dzeko. Considerato quanto costano i centravanti e in relazione al fatturato, il bosniaco è sicuramente la massima espressione che la Roma possa permettersi in attacco. Ovviamente poi va blindato Alisson, a cui però mi risulta che verrà rinnovato il contratto a breve. Ripartire da questi due deve essere un presupposto fondamentale per la prossima stagione”.
Quanto durerà l’egemonia della Juventus e come vedi il futuro delle milanesi? “L’egemonia durerà a lunga, per il discorso stadio e per la permanenza in Champions League, che consentirà ai bianconeri di guarda le altre squadre dall’alto al basso ancora per molto tempo. Le milanesi le vedo benino, sono anni bui in cui non si possono spendere tanti soldi. Inoltre la scelta del governo cinese di limitare gli investimenti all’estero è stato un fulmine a ciel sereno per i due club. Sicuramente un ostacolo alla crescita repentina. Per arrivare ai livelli di Juventus, Roma e Napoli ci vorrà ancora molto tempo”.
Chi vince la Champions League, l’Europa League, la Serie A e la Coppa Italia? “Per la Champions credo una tra Manchester City e Real, anche se vedo leggermente favoriti gli spagnoli con questo Ronaldo. In Europa League credo che l’Atletico Madrid alzerà la coppa. Mentre in campionato e Coppa Italia penso che la Juve vincerà di nuovo, anche perché fino a maggio ha la possibilità di cambiare un pezzo di squadra e mantenere la qualità inalterata, chance che altri club non anno. Poi va detto che Allegri sa trarre il meglio dai suoi giocatori. Quindi la somma di queste componenti è fondamentale”.