Di lui rimarrà soprattutto un motivetto di tre parole: Gradele, Gradele, Gradele. I romanisti sanno di cosa parliamo: quel video giramondo di Seydou Doumbia che canta in piscina a distanza di due anni è ancora il ricordo più simpatico della sua breve e tormentata avventura a Trigoria. Il resto è una mareggiata di fischi nel giorno dell’esordio, due gol pure importanti nella corsa alla Champions League, il riscaldamento a rallentatore a San Siro, tanti grumi di saliva lanciati sui prati di mezza Italia. Doumbia oggi si trasferirà allo Sporting Lisbona, con la consueta formula del prestito con diritto di riscatto, liberando la Roma di uno stipendio esagerato (quasi 3 milioni netti) e di un calciatore fortemente indesiderato.
EQUIVOCO – Non è mai stato un fenomeno, Doumbia, ma neppure l’attaccante scarso che la Serie A ha conosciuto. Il fatto è che il feeling non è scattato per una questione di momenti. Sabatini lo prese per 15 milioni di euro, dopo averlo seguito per due anni, mentre beveva champagne per celebrare la conquista della Coppa d’Africa con la Costa D’Avorio. Arrivò a metà febbraio in condizioni indecenti (incluso un problema alla schiena che cercò di risolvere con uno stregone del settore) e venne lanciato allo sbaraglio dalla scaletta dell’aereo direttamente nel rodeo dello stadio Olimpico. La Roma pareggiò 0-0 contro un Parma che era già in Serie D, nemmeno in B, e lui venne sommerso dalla disapprovazione popolare. Almeno quanto il compare Gervinho, con il quale aveva condiviso i lieti giorni ivoriani.
PEREGRINARE – Alla fine, Doumbia ha salutato la Roma con 14 presenze totali e due reti. Solo che il contratto non permetteva separazioni traumatiche. Il Nostro aveva firmato solo pochi mesi prima fino al 2019, sicuro che la Serie A sarebbe stata il suo mondo. Non lo era. Si era trovato molto meglio a Mosca, anzi nel sobborgo di Khimki dove gioca il Cska, giusto davanti a una grande statua di Lenin. E’ lì che la Roma lo aveva comprato ed è lì che ha preteso di tornare, ricordando i suoi trascorsi alla Drogba: 17 gol in 22 partite di Champions League, per di più a bordo di una squadra russa, non sono uno score irrilevante. E così provò a ripartire dal Cska, segnando altre 6 reti in 8 partite di Champions.
RICHIESTE – Ma a Mosca, nonostante la stima, non potevano più comprarlo. «Però a Roma non torno, mi hanno trattato male» urlò il giocatore, come se qualcuno bramasse di rivederlo. «Vai in Cina allora», gli propose Sabatini, stimolandolo con l’esempio dell’amico Gervinho. Ma lui no, preferiva il calcio d’elite. Provò al Newcastle, dove partecipò alla caduta storica in seconda divisione senza praticamente mai giocare. Fine della corsa? Non ancora. Doumbia è un ‘87 e conservava ancora buoni ricordi in Svizzera, grazie ai gol giovanili forniti allo Young Boys. Lo prese il Basilea, l’estate scorsa, con l’idea di riscattarlo. Non sono bastati 20 gol in campionato per un’operazione che i dirigenti hanno definito «insostenibile». Più segna, meno lo vogliono Doumbia. Un destino amaro, il suo, melanconico come Lisbona.