«Sono arrivato qui una settimana fa e so dell’accordo tra Francesco e la società in cui era previsto che questo fosse l’ultimo anno da calciatore, per poi diventare dirigente della Roma». Il discorso di Monchi, all’ora di pranzo, è asciutto e al tempo stesso inequivocabile. Questo finale è annunciato. Cioè si conosce da mesi. Ma, improvvisamente, è come se fosse inaspettato. Ecco perché fa subito il giro del pianeta. Il nuovo ds, proprio nel giorno in cui si presenta ai media, ufficializza l’addio di Totti. Che, da luglio, non sarà più un giocatore giallorosso. Ma se lo vorrà, resterà ancora a Trigoria. A fine campionato, dopo 25 anni di carriera in questa società, il capitano dovrebbe cambiare ruolo, grazie al contratto di altri 6 anni (a 600 mila euro a stagione) da direttore dell’area tecnica. Solo se la proposta della proprietà Usa, da approfondire nelle prossime settimane, non dovesse convincerlo, cioè se gli fosse affidato un incarico marginale e non di primo piano, allora potrebbe rinunciare.
SENZA FILTRO – Monchi, insomma, risolve in fretta, e con il sorriso, la questione più delicata. Che nessuno, dentro e fuori Trigoria (nemmeno a Boston e Londra, per essere chiari), ha avuto il coraggio di prendere di petto, anche per non creare altri equivoci. L’ultima stagione di Francesco, come si sa, doveva essere quella passata. Spalletti, ricevuto l’input da Pallotta a Miami nel gennaio 2016, avrebbe dovuto accompagnare alla porta Totti. Che, in campo, ha però permesso alla Roma, nella fase conclusiva dello scorso torneo, di recuperare in classifica e di salire comunque sul podio Champions. Il presidente, dunque, è stato costretto a concedergli un’altra stagione. Per evitare lo strappo con la piazza. Non per riconoscenza o per convinzione. Ma chiarendo, nel comunicato del nuovo prolungamento, quanto ricordato dal nuovo ds: «…giocherà la sua ultima stagione». Solo l’allenatore, a luglio nel ritiro di Brunico, negò l’evidenza (e soprattutto ignorò di proposito quel passaggio nella nota del club): «Siete voi che lo volete far smettere quest’anno». La fine del percorso del campione, invece, era stata già messa per iscritto. E’ toccato però al nuovo ds ricordarlo all’interessato che a marzo ha aspettato invano di essere convocato da Pallotta, anche per capire che cosa avrebbe dovuto fare da grande. Troppo impegnato il presidente, nella recente visita a Roma, per confrontarsi di persona con Francesco.
FACCIA A FACCIA – Ore 10,30, al bar di Trigoria. È lì che Monchi ha trovato la forza di anticipare a Totti quanto avrebbe poi detto ai media tre ore più tardi. Stop alla storia di calciatore, seguendo le indicazioni di Pallotta e Baldini, e inizio di quella di dirigente. Francesco, triste e spiazzato («Il giorno che volevo non arrivasse mai», ha confidato agli amici trascorrendo poi la serata con Ilary e i figli al compleanno di Nainggolan), ha apprezzato la chiarezza dell’ultimo arrivato. Gli è piaciuto il modus operandi dello spagnolo chissà se proprio la sua presenza potrebbe fargli vivere meglio la realtà di Trigoria da qui in avanti. Il rapporto del capitano con il management italiano è solo formale. Baldissoni e Massara, domenica all’Olimpico, avevano fatto riferimento alla nuova vita di Totti da dirigente. E il dg, nei giorni scorsi, aveva pure chiesto al capitano se aveva deciso quale ruolo occupare in futuro e soprattutto voleva essere lui a dare l’annuncio. «Io voglio guardare avanti e chiedo a Francesco di essere il più possibile vicino a me per imparare che cosa è la Roma. Perché lui è la Roma. Chiedo che mi sia vicinissimo, se lui vorrà: se imparerò l’uno per cento di quello che sa su Roma potrò essere soddisfatto e fortunato». Ecco l’investitura ufficiale da dirigente, secondo Monchi. Accanto al ds, alla squadra. Alla Roma. Si può fare. Ma non con Spalletti. Che lo avrebbe voluto distante. Ieri, oggi e anche domani. Tirare le somme è semplice. Aspettiamo fine stagione.