Il protocollo ormai è abituale: arriva al campo al mattino, si siede sulla panchina dietro alla linea di fondo, indossa il cappellino bianco che lo protegge dal sole, accavalla le gambe e comincia a mandare messaggi a raffica dal suo smartphone. E’ il mercato di oggi, amici, che si fa anche su whatsapp. Ieri però Monchi, in occasione della prima conferenza stampa del difensore Hector Moreno, ha voluto svelare anche in pubblico il senso delle strategie della Roma, che in buona parte erano già chiare.
MERCATO – «Mahrez ci piace, ci interessa – ammette – abbiamo fatto addirittura due offerte, la seconda delle quali per noi era giusta». Il Leicester non ha accettato il rilancio a 30 milioni più bonus: «L’offerta era molto importante. In questo momento siamo fermi nella trattativa. Non so che percentuali abbia l’affare di andare in porto. Per me gli affari si fanno, o non si fanno. Non ci sono vie di mezzo. Perciò adesso ci stiamo concentrando su nuove possibilità: stiamo virando, se così si può dire. Mahrez è un nome che avete scoperto, ma ce ne sono altri che non sono ancora venuti fuori: non sono un dirigente che lavora su un unico obiettivo».
STRATEGIA – In realtà, come era già successo con Defrel, il suo stile comunicativo sembra una tattica per scuotere la controparte, che si chiami Sassuolo o Leicester. Perché le alternative non lo convincono, almeno non quanto Mahrez . Da Berardi a Suso, da Munir ai mister X in qualche modo evocati da Monchi, nessuno ha il profilo perfetto per qualità e/o costi. Quindi la sensazione è che la Roma non mollerà affatto l’osso. Monchi piuttosto aspetterà con pazienza che il prezzo e le pretese inglesi scendano.
FERMI TUTTI – Intanto, uno sguardo alla politica interna. Manolas se ne va? «No, non se ne va. A oggi è un giocatore della Roma e credo che lo sarà molto a lungo perché per quanto mi risulta non ha deciso di non rinnovare il contratto. Anzi, mi pare che sia molto felice di stare con noi». Si riferisce anche al fatto che abbia rifiutato un trasferimento già fatto allo Zenit per non lasciare la Roma: «Poi vedremo se sia il caso di comprare un altro difensore. Abbiamo 20 giorni di tempo per valutare nuove operazioni. Per il momento comunque siamo soddisfatti della rosa di difensori attuali: non dimentichiamo che Kolarov se serve può fare il centrale. E la priorità del nostro mercato la conoscete: cerchiamo un attaccante esterno».
CONFRONTI – Non si sbottona sulle ambizioni della squadra e sui paragoni con la precedente gestione: «Non so se saremo più forti dell’anno scorso: lo diranno i risultati. Potrei rispondere di sì ma non sarebbe corretto perché l’unico termometro è il campo. Non parlo solo della classifica del campionato ma anche il rendimento nelle coppe. Non mi piace fare valutazioni in anticipo». E così, mentre Sabatini invia messaggi sarcastici a Pallotta ricordandogli i propri successi, Monchi preferisce restare fuori dalla polemica: «Ammiro Sabatini e spero di ripercorrere la sua carriera come direttore sportivo. Di sicuro però non sento la pressione di venire dopo di lui perché l’unica pressione che io percepisco è quella che arriva da me stesso».
SHOWDOWN – E dopo gli elogi di Pallotta, conferma anche un’altra verità scomoda: a sceglierlo, o almeno a segnalarlo, è stato Franco Baldini che ormai è una presenza fissa della tournée americana e dal suo osservatorio londinese ha guidato molte trattative per conto del presidente. «Per me è sempre un piacere rivederlo – spiega Monchi – visto che è uno dei responsabili del mio arrivo alla Roma. Anzi non mi dispiacerebbe se fosse ancora più presente, vista l’esperienza che ha. Se potrà darmi una mano nel lavoro ne sarò felice, non penso che Franco Baldini possa togliermi prestigio».
LO SGUARDO – Un cronista messicano gli chiede di comprare un altro connazionale oltre a Moreno, Monchi scoppia a ridere e se la cava con una battuta: «Ci sono stati quattro messicani in tutta la storia della Serie A e uno nella Roma, direi che per un po’ siamo a posto… No, scherzi a parte, non si sa mai perché il vostro è un calcio che sta crescendo molto». Saluti. Non prima di aver buttato per l’ultima volta un occhio al telefonino: avesse chiamato il Leicester?