Riavvolgiamo il nastro e guardiamo in faccia la realtà: siamo quasi alla fine del campionato, siamo al terzo posto e con un punto di vantaggio e due inseguitrici alle spalle, Lazio e Inter. Roma- Chievo vale quanto Roma-Liverpool di mercoledì prossimo e le altre tre che mancano prima della fine, perché ogni punto perso ci allontanerebbe dalla Champions dell’anno prossimo. Siamo naturalmente ottimisti, ma ci è capitato troppe volte di vedere in una sola settimana la Roma nella polvere due volte.
La memoria è una brutta bestia e ci fa tornare in mente il ciclo terribile di Lazio e Lione. Non vogliamo che si ripeta, perché siamo convinti che la Roma di Eusebio Di Francesco sia in grado di mantenere un livello di qualità alto, a prescindere dagli episodi. In ogni caso, la notte di Anfield non si archivia facilmente. Ho ancora incubi terribili e penso che ogni romanista, anche in campo, li ha avuti. Avevamo dimenticato la maledizione di Mohamed Salah: pensate, il Dio del calcio, negli anni dell’addio di un insostituibile Francesco Totti, ci aveva regalato un mezzo Leo Messi. A noi, solo a noi.
Lo abbiamo dato via per un pugno di lenticchie e ad Anfield, dopo la sua seconda magia (non siamo neppure riusciti a fargli fallo), siamo tutti impazziti. Tutti, anche gli arbitri, che non hanno visto il fuorigioco sul terzo gol. Durissimo, il mio incubo, però, è costante e peggiore: vedo parlare il ds Monchi e non riesco a sentire cosa dice. Il dottore mi ha detto : «Lo hai spento, non c’è niente da fare». Spero che una vittoria oggi pomeriggio all’Olimpico contro il Chievo che improvvisamente ha bisogno disperato di punti per evitare la retrocessione, una a Cagliari e contro la Juventus mi facciano tornare l’udito. A mercoledì, penso stasera. Forse.