Il DS della Roma Monchi ha parlato del suo lavoro a 360° in questa lunga intervista.
Cosa pensa della partita contro il Barcellona? “Molto complicata. Il Barcellona è chiaramente favorito, per il suo calcio e la sua storia, ma la Roma ha il potenziale per poter competere con qualsiasi squadra, Barcellona incluso. Se sfrutteremo le occasioni che avremo e seguiremo i dettami di Di Francesco, avremo la possibilità di andare in semifinale”.
Crede che la Roma possa essere sottovalutata? “È impossibile conoscere l’opinione di tutti, quindi trarre questa conclusione vorrebbe dire generalizzare. Il tecnico e i calciatori del Barcellona ci rispettano”.
Come affronterete tatticamente la partita contro il Barcellona? “La chiave sarà quella di giocare senza perdere la nostra essenza. La Roma è una squadra che pressa molto alta, con una difesa avanzata e delle linee molto strette. Conosciamo le qualità del Barcellona e proveremo ovviamente a contrastarle, ma soprattutto dobbiamo essere noi stessi, dobbiamo seguire la nostra filosofia”.
Cosa ne pensa del Barcellona di Valverde? “Ha uno stile diverso, che non considero né migliore né peggiore. Il livello di eccellenza è rimasto intatto con Valverde, e in questo lui ha molto merito. In campionato non ha perso una sola gara, nella Coppa del Re è arrivato alla fine ed è ai quarti di Champions. È il massimo che ci si potesse aspettare a questo punto della stagione”.
Pensa che il Barça abbia guadagnato forza in difesa diventando però meno vistoso? “Forse sì. Ora il Barcellona ha più equilibrio tra attacco e difesa, è più solido”.
Ha vissuto tutta l’evoluzione di Messi. Crede che l’argentino sia al suo meglio? “Sembra incredibile, ma sì, penso sia così. A parte la sua grande capacità di giocare a calcio, è maturato molto, e questo gli permette di scegliere cosa fare in ogni momento della gara. È in un bel momento. È un piacere vederlo giocare, e siamo fortunati a vivere la sua epoca”.
Neymar è passato al PSG per 222 milioni: cosa ha pensato quel giorno? “In quel momento non ho analizzato molto cosa potesse significare quel trasferimento, ma è chiaro che nel mondo del calcio ci sia un prima e un dopo. Ci sono state cessioni molto alte da allora, come quelle di Dembélé, Coutinho, Van Dick… Il Barcellona è stato bravo a contrastare la partenza di un giocatore importantissimo, uno dei tre migliori al mondo, senza farlo notare nei risultati”.
Conosce bene il calcio francese. Pensa che Dembélé possa far bene a Barcellona? “Penso di sì, ci sono tutte le condizioni per far bene. Ora ha solo bisogno di tempo. È un giocatore giovane arrivato al Barcellona dopo un trasferimento molto costoso, poi si è fatto male al suo esordio. Questo lo penalizza molto, ma se saranno pazienti con lui, potrà esplodere in qualsiasi momento”.
Un buon esempio può essere Under. “Sì, è un caso simile. Lo conoscevamo molto bene ed eravamo convinti che fosse un calciatore in grado di fare grandi cose nel calcio importante. L’unico dubbio era sul suo adattamento, visto che è un giocatore giovane che non aveva mai lasciato la Turchia. Di Francesco l’ha capito e gli ha dato tempo, ecco perché ha giocato poco nella prima parte di stagione. Alla fine sono venute fuori le sue qualità. È un peccato che, per un piccolo infortunio, Under non possa giocare al Camp Nou”.
Quando ha deciso di lasciare Siviglia, credevo che potesse firmare per qualsiasi club al mondo. Perché ha scelto la Roma? “È stata una decisione matura e pensata. Ero contento di poter fare un’esperienza in Italia, un calcio che non conoscevo molto, e volevo lavorare in un club dove potessi avere la stessa libertà che avevo a Siviglia. Me lo hanno promesso e lo stanno facendo, quindi sono felice”.
Il calcio italiano sta rispettando le aspettative che si era fatto quando è arrivato a Roma? “Sì. Il campionato italiano è molto competitivo. Ora sta acquistando anche diverse qualità individuali e ci sono buoni allenatori. Si sta rinforzando”.
Ha dovuto adattarsi? “Sì, più di quanto mi aspettassi, visto che è stato tutto molto veloce. Dopo aver lavorato tutta la mia vita a Siviglia, anche io sono dovuto cambiare, c’erano cose del Monchi di Siviglia che non servono a Roma e viceversa. Ho dovuto conoscermi meglio. Ho deciso di lasciare la mia comfort zone e crescere professionalmente, ed è per questo che sono contento di come le cose stanno andando in questa nuova esperienza”.
C’è mai stata la possibilità di diventare il ds del Barcellona? “È una canzone che mi accompagnerà per sempre, ma la verità è che non ho mai avuto contatti con il Barcellona. Solo voci e indiscrezioni”.
È più difficile acquistare giocatori da ds della Roma o del Siviglia? “Acquistare giocatori è sempre complicato, ma la verità è che a Roma c’è una pressione maggiore rispetto a Siviglia. È un club molto grande che ha tradizione in Italia, perciò tutto quello che succede a Roma ha una grande ripercussione mediatica. In più, non vince nulla da anni. Arrivare dove vogliamo, comunque, ha bisogno di tempo, e il club lo capisce”.
Una delle prime decisioni che ha preso è stato scegliere Di Francesco come allenatore. Non sarebbe stato più facile prendere un veterano per iniziare? “Non ci abbiamo pensato molto, era il profilo che stavamo cercando. È un tecnico calmo, che prende decisioni con tutta la naturalezza del mondo. Inoltre conosce il club perfettamente, avendo giocato qui per 4 anni in cui ha anche vinto uno scudetto. Sta soddisfacendo le nostre aspettative iniziali”.