A due giorni dalla sfida tra Roma ed Atletico Madrid, il ds Monchi è stato intervistato dal quotidiano spagnolo ‘TI’. Ecco le sue parole:
I romanisti? “Penso che potrebbero definire la squadra. Hanno una grande importanza nella vita della città, sono ambizioso e non molto conformisti. Ammiro il grado di lealtà e fiducia delle persone verso la squadra, nonostante negli ultimi anni non abbiano raggiunto l’ambito Scudetto.”
Dove si può arrivare? “Siamo qui per soddisfare i nostri tifosi e il mio obiettivo è quello che un giorno realizzino il loro sogno: vincere. Non dovremo avere paura di essere ambiziosi.”
Un titolo? “No, non sto specificatamente parlando di un titolo, ma piuttosto di mettermi in una posizione in cui posso raggiungerlo ogni anno. Dobbiamo posizionarci continuamente nell’élite per approfittarne quando ci sarà un’opportunità.”
Il calcio italiano è in crisi? “È vero che la nazionale ha subito un’incredibile battuta d’arresto, che dovrebbe servire a riflettere e crescere. Ma il calcio, a mio parere, è in un momento molto positivo. Penso che oggi i club siano in buona salute, sia internamente che all’estero. In Europa League, Lazio, Milan e Atalanta stanno facendo una fase a gironi quasi immacolata. Mentre in Champions, siamo in tre ad avere delle possibilità. Siamo l’unico paese che potrebbe riuscire a fare sei su sei.”
Sarebbe bello la Roma facesse qualcosa come l’Atletico? “Non puoi dare le stesse cose in due città diverse. Ma apprezzo ciò che l’Atletico ha fatto per due cose: perché è riuscito a rinascere da una situazione molto complicata dopo due anni di fila in Segunda fino a quando non si è affermata con il meglio del calcio europeo; e anche perché l’ha fatto all’ombra di uno dei più grandi club del mondo, il Real Madrid.”
Cosa è cambiato da settembre? “Abbiamo cercato di romanizzare un po’ di più la Roma. L’allenatore ha giocato anche a Roma, il team manager e abbiamo Totti come manager, ovvero la Roma.”
Come ha preso la notizia del ritiro di Totti appena arrivato? “Immagino che non fosse la migliore notizia della sua vita, ma penso che almeno abbia apprezzato il fatto che gliel’ho detto guardandolo negli occhi. E sicuramente era importante gettare le basi di un ottimo rapporto umano e professionale tra di noi. Quando glielo dissi, le mie gambe tremavano perché non l’avevo detto a nessuno.”
Si sarebbe acquistato come giocatore? “Per la Roma o per il Siviglia non penso, per un’altra squadra, forse sì. Alla fine ho giocato 11 anni come professionista, non è che ho giocato 10 minuti. Senza essere il miglior portiere nella storia del calcio, ma non mi piace sottovalutare la mia carriera da professionista.”