Era il 30 aprile scorso, Stadio Olimpico, derby di Roma. Spalletti salutava Inzaghi sussurrandogli: «Ciao Simone, l’anno prossimo il derby lo fai con Montella». Esattamente 5 mesi dopo Montella è ancora al Milan, la Roma nient’altro che il suo avversario: un avversario che in campionato non ha battuto mai – perdendo 8 volte su 11 – e oggi può determinare il suo futuro. Ma questa partita l’allenatore rossonero avrebbe davvero potuto viverla sull’altra panchina. A maggio, i profili rimasti in ballo per il dopo-Spalletti a Trigoria erano due: Montella o Di Francesco. Monchi preferì Eusebio, e poi Vincenzo e il Milan erano già a un passo dal rinnovo.
Ma la voce di un interesse forte doveva essere arrivata all’orecchio di Spalletti: anche perché a suggerire il nome dell’ex aeroplanino al ds Monchi pare fosse un dirigente “ombra” a lui molto caro: Franco Baldini. Lui Montella lo aveva scelto nel 2012, dopo l’addio di Luis Enrique. Non se ne fece nulla per una discussione sullo stipendio sfociata in lite. E pure nel 2015 tecnico e giallorossi si sono guardati con interesse. Oggi, a 5 mesi dal possibile passaggio alla Roma, Montella è ancora immerso nella costruzione del “nuovo” Milan: «Sento aria di svolta dopo il 3-2 al Rijeka: non è facile vedere risultati immediati quando cambi così tanti giocatori».
Nove titolari di oggi sono arrivati in estate: Borini, Çalhanoglu e André Silva sono favoriti su Abate, Bonaventura e Suso. Della vecchia guardia, solo Donnaumma e Romagnoli. Se venissero confermate queste scelte, la partita con la Roma, davanti a 65.000 spettatori, sarebbe un banco di prova anche per chi ha condotto il mercato, non solo per Montella. Sotto osservazione pure l’eccesso di leadership chiesto a Bonucci: «Puó condizionare il rendimento? Anch’io mi sono posto questa domanda – ammette Montella – se fosse una cosa vera e riconosciuta da tutti dovrebbe in qualche modo deresponsabilizzarsi». Ancora in sospeso la sostituzione del preparatore atletico Marra: «Deciderò dopo la sosta. Comunque giochiamo ogni tre giorni e la partita è allenante».
Il preferito dall’Aeroplanino è Massimo Neri: da capire se sia compatibile il doppio incarico tra Milan e la Cina di Lippi con cui lavora. In Cina potrebbe non andare l’ad rossonero Fassone: in dubbio il viaggio prima del derby causa la delicata vigilia della stracittadina e l’assemblea di Lega del 10 ottobre. C’è sempre una componente di indeterminatezza nel legame con il versante cinese del Milan. Yonghong Li cerca ancora investitori, situazione costante da quando non ha trovato le risorse finanziarie sperate al primo giro di incontri un anno fa. Così la rinegoziazione del debito – ad appena sei mesi dall’accordo sulla restituzione a ottobre 2018 – diventa una necessità.