Remo Morini, team manager del Sassuolo, ha rilasciato un’intervista al quotidiano sportivo per parlare della sua esperienza in neroverde nel quinquennio in cui Eusebio Di Francesco ha allenato il club neroverde. Queste alcune delle sue parole:
Difetti di Eusebio? «Vabbè, è un rompicog… Quando mangia per esempio sottolinea sempre gli ingredienti di ogni alimento… Ma è una ottima forchetta. Va matto per i tortelli, ma anche la carne e i dolci… Il tiramisù, soprattutto».
E da allenatore? «È un accentratore, attento anche ai minimi dettagli. Controlla tutto, ma fa bene. Impossibile volergli male».
Con la gente che rapporto aveva? «Lo adorano tutti, viveva molto la città, sin dal mattino lo si vedeva al bar a far colazione, aveva sempre una parola buona per tutti, parlava e scherzava con chiunque. Era perfettamente integrato con la gente. Vedrai che festa gli faranno».
Quel momento triste vissuto nei giorni dell’esonero poi rientrato dopo poche settimane: «Fu un trauma per tutti, il dottor Squinzi volle dare una scossa ad una squadra che sembrava bloccata. L’ultimo giorno a Sassuolo venne a casa mia con la moglie, pranzammo e poi alle 15 partì e andò via, commosso».
Squinzi chiamò Malesani che dopo cinque sconfitte consecutive fu rimosso dall’incarico e Di Francesco tornò con diverse motivazioni: «Richiamarlo fu la nostra fortuna e probabilmente anche la sua. Tornando cambiò alcune cose, ripensò agli errori commessi e a quelli delle persone vicine alla squadra. E la festa per quella salvezza a fine stagione fu emozionante, quasi come quella della promozione».
La promozione in A è il ricordo al quale Remo è più legato: «Il Livorno lottò con noi fino all’ultimo minuto, nelle partite precedenti perdemmo diverse possibilità favorevoli, sembrava una maledizione. Poi arrivò quel gol, fu una gioia intensa. Ma fu bellissima anche la corsa in Europa League, battere l’Athletic Bilbao fu un’impresa forse superiore a quella fatta con la Roma col Barcellona…».