Bisognerebbe contarne i chilometri corsi, le palle recuperate, i contrasti vinti, i tagli improvvisi e i movimenti tra le linee. E poi ringraziarli: Nainggolan e Perotti, ovvero gli equilibratori della Roma e, insieme, gli uomini più imprevedibili della Roma, oltre che fedeli interpreti del 4-3-3 iniziale di Di Francesco al primo esame in Champions.
COMPLETI – Premere il tasto replay. E rivedere le mosse delle due pedine giallorosse per capire le alchimie tattiche del tecnico. Un gioco di improvvise accelerazioni e dispendiosi ripiegamenti. Qualcosa che assomiglia molto al «folto che ruota molto» dell’ex Spalletti in versione interista, cioè il centrocampo «in cui tutti sanno fare tutto» e girano come matti dietro a Dzeko. Prendi Perotti, il più raffinato tra i giallorossi alla voce tecnica individuale. L’argentino allarga il campo e poi si accentra quando Kolarov accenna l’incursione, ma qualche secondo dopo puoi vederlo correre all’indietro, proteggere la fascia e aiutare il medesimo Kolarov nel momento in cui Juanfran attacca partendo dalle retrovie. E l’esperienza di mille battaglia aiuta anche Nainggolan, l’alter ego in mezzo al campo, a svolgere al meglio le due fasi, efficace nel portare il pressing sui portatori di palla avversari (uno dei compiti più difficili per chi interpreta il 4-3-3), esemplare nel recupero palla davanti all’area di rigore giallorossa e poi capace pure di lanciare con assist verticali Defrel e Dzeko nella profondità. Schierato dal 1’ a sinistra, Radja si sposta dopo qualche minuto a destra per contrastare Koke e sostenere nella fase difensiva Defrel e Bruno Peres (i cui limiti in fase di ripiegamento sono noti). E il belga riesce nei primi 45’ a spremere dal suo gioco anche la seria minaccia alla porta dell’Atletico con il siluro originato dal tocco all’indietro su palla inattiva di Kolarov. Un condensato, il «Ninja», di sacrificio e ricerca del bello fino all’infortunio. Come dire: so svolgere compiti di facchinaggio e riesco pure ad entrare nelle azioni più importanti.
BLACK OUT – I due giganti della serata potranno risultare ancor più incisivi in futuro quando la squadra saprà acquisire la necessaria continuità. Il calo fisico e gli spaventi della ripresa sono la traccia negativa da cui ripartire traendone insegnamento. Il 4-3-3 di Di Francesco si trasforma in qualcos’altro e il tecnico è il primo ad accorgersene serrando le linee e rinunciando all’integralismo tattico e all’utopia zemaniana. Ma un dato è certo: gli irriducibili Nainggolan e Perotti, ognuno con le proprie caratteristiche, sono e saranno i pilastri del progetto giallorosso nel segno dell’intercambiabilità tattica. E se si avvicineranno di più a Dzeko…