Radja Nainggolan è un uomo di parola. Dal ritiro della Nazionale belga chiede alla società di non essere ceduto. E’ uno dei pezzi pregiati che rischia di essere sacrificato nel prossimo mercato, ma lui la sua scelta l’ha fatta ed è una scelta di vita: «A Roma sto benissimo, la mia famiglia è felice ed anche il tempo è spesso buono. A volte si fanno scelte per il denaro, altre invece per la qualità della vita, che per me è importante e che non si può avere da nessuna altra parte. Inoltre, se andassi a giocare in Inghilterra dovrei ripartire ancora da zero, mentre io a Roma sto molto bene. In futuro non si sa mai». Nainggolan aspetta una chiamata della Roma per adeguare il contratto e allontana anche la possibilità di andare a guadagnare molto di più in Cina, anche se le offerte non gli mancano: «Attualmente non ci penso, ma non si può mai dire no prima. Bisogna valutare al momento». Il suo procuratore Alessandro Beltrami è in stretto contatto con i dirigenti giallorossi, che assicurano che la promessa fatta sull’adeguamento del contratto verrà rispettata, anche se non c’è fretta considerata la durata del contratto che scade nel 2020. Finora nessuna chiamata, ma Nainggolan per restare a Roma è disposto anche a guadagnare meno di quanto gli offrono in Inghilterra. Ed è disposto ad aspettare la società fino alla fine della stagione. Vuole vincere con la Roma, ha un rapporto speciale con Spalletti, che non rinuncia mai a lui. I due si sono capiti subito e il feeling va oltre il campo di calcio. Sono due caratteri forti che si sono trovati in sintonia.
NUOVO RUOLO – Questa è finora la sua stagione migliore da quando veste la maglia giallorossa. Il cambio di ruolo, da mediano a trequartista, ha esaltato le sue qualità. Ha già raggiunto il suo primato personale di gol, nove solo in campionato, dodici in assoluto, ma è diventato uno specialista anche in fase di interdizione, pur giocando più avanzato: in questa stagione ha recuperato 33 palloni nella trequarti di campo avversaria, risultando il giocatore che ne ha recuperati di più nei primi cinque campionati europei. E’ contento del nuovo ruolo che gli ha cucito addosso Spalletti e anche nello spogliatoio si è ritagliato il suo spazio, ha giocato molto partite con la fascia di capitano. In Nazionale non gioca avanzato come nella Roma: «E’ vero che ho un ruolo più offensivo nella Roma e il gol ti fanno avere una valutazione superiore. Quest’anno ho segnato di più. Anche a Cagliari il mio rendimento era stato buono, ma non ho avuto lo stesso risalto».
DELUSIONI IN NAZIONALE – Ha ammesso di fumare e questo gli ha creato qualche problema in Nazionale: «Il mio vizio ormai è noto a tutti e non me ne vergogno. Ma ho trovato molto deludente vedere che dopo il mio buon campionato europeo non sono stato più convocato. Sono una persona che dice ciò che sente senza mezzi termini. Non ho ancora capito i motivi della mia esclusione, non so cosa ho sbagliato, ma l’allenatore è il capo e fa le sue scelte e io devo accettarle». Un’altra delusione in Nazionale arrivò in occasione del Mondiale in Brasile: «E’ sempre stato un mio obiettivo giocare in Nazionale. Nel 2014 ero a un passo dalla Coppa del Mondo: sono rimasto così male che mi sono bloccato. Per fortuna al di fuori del calcio sono occupato in altre faccende e questo aiuta nell’elaborazione delle delusioni. Combattere è un po’ il filo conduttore della mia carriera. Sono partito da giovane per l’Italia e nei miei primi anni nessuno mi conosceva. Ho dovuto dimostrare tutto. Ma ricominciare sempre daccapo non è facile».