Il segreto è nella normalità, quella che senza dubbio continua a scandire la sua vita. Poco importa quindi che la notte magica di San Siro abbia scaraventato nuovamente la cresta giallorossa sulle copertine di tutta Europa, perché Radja Nainggolan preferisce sentirsi parte di un gruppo più che lasciarsi attaccare l’etichetta del leader. Di certo le prestazioni e i risultati ottenuti sul campo sono pronti a smentirlo, soprattutto in una stagione in cui il centrocampista belga ha già battuto ogni record personale timbrando per ben 12 volte tra campionato, Coppa Italia ed Europa League. Anche dopo i due siluri lanciati domenica sera alle spalle di Handanovic, il Ninja ha tirato dritto come se nulla fosse, con il solito fare zoppicante che negli ultimi tempi ha sempre accompagnato l’uscita dal terreno di gioco.
Uno sguardo e un applauso allo spicchio occupato dai tifosi romanisti e un lento avvicinamento verso l’intervista riservata al migliore in campo a causa di un crampo al polpaccio che non lo ha comunque fermato in attesa del triplice fischio di Tagliavento. Nainggolan corre per la Roma e sale in vetta alla classifica dei giocatori più decisivi della Serie A: un impatto ancor più fragoroso del compagno di squadra Dzeko, di Higuain o di Mertens e che ha riattivato (incredibilmente) anche le attenzioni del ct belga Martinez (impegnato a visionare l’ultimo exploit del talento Tielemans), troppo attento al rispetto del regolamento pur di passare sopra ad una sigaretta accesa dopo l’allenamento o a una risata di troppo durante il ritiro.
Atteggiamenti di una consuetudine che il numero 4 non ha mai pensato di nascondere soprattutto di fronte a Spalletti, uno di quelli che ha capito subito come prenderlo, pur di sfruttare al meglio l’intero bagaglio qualitativo del ragazzo. «Un animale», la definizione precisa uscita dalla bocca del tecnico toscano nel post gara di San Siro, perché «Radja è questo qui, lui nella partita di pallone deve riconoscere il massimo del godimento della sua vita». Una descrizione a cui non bisognerebbe aggiungere altro, anche se parte della smisurata crescita registrata da Nainggolan rientra senza dubbio nei meriti delle intuizioni tattiche sviluppate dall’allenatore giallorosso durante la seconda avventura nella capitale.
Per questo i complimenti reciproci abbondano: «Penso che abbiamo un grande tecnico – ha ripetuto ieri il centrocampista in una lunga intervista rilasciata al sito del Uefa – perché sa esattamente cosa vuole da noi. Dice sempre quello che gli passa in mente e credo che la squadra stia facendo un grande lavoro proprio grazie alla sua metodologia di lavoro». Mentre sul web i tifosi romanisti scherzano con la notte degli Oscar americani creando fotomontaggi del Ninja sommerso dalle statuette del migliore, a Trigoria si lavora per affrontare al meglio quest’ultima parte di un percorso che passera tra il primo derby di Coppa Italia in programma domani, la sfida con il Napoli all’Olimpico e l’andata degli ottavi di Europa League in Francia con il Lione.
Il numero 4 cavalca l’onda positiva: «Se giochiamo il nostro calcio possiamo battere chiunque, un’ottima squadrasi vede dalla consapevolezza di avere determinate qualità. Siamo ancora in corsa su tre competizioni, quindi possiamo ancora vincere tre trofei». Ma la forza di Nainggolan e del gruppo in generale è da cercare altrove. «Se gioco bene ringrazio sempre i miei compagni, per me l’importante è che vinca la Roma».