Romanisti più loquaci. Laziali chiusi a riccio. Due facce del pre-derby, tra chi ha voglia di parlare e stemperare la tensione e chi preferisce lavorare in silenzio. Nello storico club della Roma di Testaccio è tutto pronto. «Saremo una settantina di soci a seguire qui la partita – spiega Maurizio Rosi che dirige il club – gli altri vanno allo stadio. Uno scontro alla pari, tra il bel gioco che esprime la Lazio e la Roma non appariscente ma concreta». Nel club giallorosso di Garbatella, Vincenzo Martini, dice «che ci siamo un po’ demoralizzati, con questa società non c’è più feeling tra noi e i tifosi, non si può fare una festa, perché? Non ti mandano più un giocatore, ti devi raccomandare pure a Gesù, questi americani so’ fatti così». Oltre 1.200 iscritti «tiferemo tutti per la maglietta non per la società». Dall’altra parte di Roma in piazza Vescovio all’Excalibur, pub storico dei laziali, tanta loquacità si perde, «non ci sono i titolari e non parlano»; da Banana republic liquidano con «siamo solo un pub»; gli irriducibili diffidati seguiranno la partita nella sede di via Amulio. E Riccardo, che sta lavorando alla coreografia in un capannone: «Niente dichiarazioni, stiamo lavorando per dare spettacolo, abbiamo da fare». «Noi invece siamo in preda alla passione – dice il presidente dell’Unione tifosi romanisti Fabrizio Grassetti – che dire: si può chiedere a un innamorato se la sua donna è bella? Chi può sarà allo stadio con i tradizionali striscioni. Coloreremo l’Olimpico con sciarpe e bandiere». Come non si dice, perché spiega Antonio Buccioni, della Polisportiva Ss Lazio, «sennò c’è subito la ribattuta degli avversari». Massimo riserbo su striscioni e sfottò. Sicuramente la tifoseria biancoceleste ricorderà il recente anniversario della morte di Gabriele Sandri.
LA SORPRESA – La curva snocciolerà la tipica coreografia, un mega striscione 50 per 30 campeggerà al centro, il disegno è top secret fino all’apertura, per tradizione. Non nasconde un certo pathos Francesco Lotito, dell’Associazione italiana Roma club, «match difficile, in caso di vittoria scatterebbero grandi ambizioni». Anche lui non nasconde un certo fastidio «per organizzare una coreografia oltre alla spesa ci vogliono 3mila autorizzazioni». Diplomatici e attenti alle parole da ambo le parti, c’è tempo per festeggiare o prendere in giro. «E‘ una vigilia molto calda, stanno lavorando in un capannone a una bellissima coreografia», svela Enrico del Circolo Trionfale Lazio. Scaramantico o controcorrente, il radiocronista Carlo Zampa (romanista): «Sono tranquillo, per me il derby è quello con la Juve, il 23 dicembre a Torino, e non con la Lazio. E’ quasi un fastidio questa partita, con loro, hanno il complesso della Roma. Io guardo avanti, alla vera antagonista». Ricambia la frecciata Antonio Buccioni, presidente generale della Ss Lazio: «Un derby lo abbiamo sempre vinto: quello della coreografia e come al solito non ci sarà partita. Quanto al match: due squadre strabilianti finora e il derby è l’ultimo rito popolare, dopo la Madonna fiumarola di Trastevere, a Roma».