Tutto come nella miglior tradizione romana e romanista: da una parte Bruno Peres, il capro espiatorio dell’eliminazione contro il Lione, dall’altra il giocatore prima considerato oggetto misterioso e oggi, visto dai tifosi quasi come un salvatore della patria. E pazienza se Clement Grenier sconosciuto non lo è davvero, perché se gli infortuni non lo avessero fermato avrebbe fatto tutt’altro tipo di carriera. Nella Roma che si lecca le ferite dopo l’eliminazione contro il Lione ci sono loro, due facce della stessa medaglia, fatta del primo obiettivo stagionale svanito e di una voglia di non rendere inutili, in campionato e Coppa Italia, gli ultimi due mesi di stagione.
QUI PERES – Il brasiliano, indubbiamente, è stato uno dei peggiori contro il Lione. Senza se e senza ma. Quel palleggio al limite dell’area modalità Copacabana con un tiro che è stato un passaggio al portiere ha indispettito e non poco Spalletti, che infatti 2’ dopo lo ha cambiato con El Shaarawy. Ma a mandare su tutte le furie il tecnico è stato l’atteggiamento al momento della sostituzione: nessun saluto al compagno, il giaccone gettato a terra, la mancata stretta di mano a lui. Spalletti si è girato, lo ha puntato col dito e Peres, a testa bassa, si è alzato e la mano gliel’ha stretta. Se sarà multato non è chiaro (il club non conferma e non smentisce), ma con Spalletti certi comportamenti non passano. E contano più del rendimento in campo, anche perché Peres, che pure non sta vivendo una stagione eccezionale, è stato praticamente costretto a giocare sempre, visto il doppio infortunio di Florenzi, e non ha avuto quasi mai l’occasione di rifiatare. Succederà con il Sassuolo? Magari con Emerson a destra e Mario Rui a sinistra, sempre che il portoghese non soffra le tre gare in una settimana? Oltretutto Peres, in dubbio fino alla vigilia per un problema muscolare, potrebbe fermarsi per mettersi a posto fisicamente, tanto da qui a giugno la Roma giocherà soltanto una volta a settimana, eccezion fatta per il derby del 4 aprile contro la Lazio in Coppa Italia.
QUI GRENIER – Da uno di quelli più impiegati (39 partite stagionali, 38 con la Roma e una col Torino per un totale di 3170’, più di 80’ di media) a uno che il campo lo ha visto col contagocce, a Lione prima e a Trigoria poi. Clement Grenier con la Roma è sceso in campo appena due volte, nel recupero contro la Fiorentina il 7 febbraio e per 65’ contro il Palermo domenica scorsa. Ed è stato uno dei migliori: che avesse talento era cosa nota, un mese e mezzo di allenamenti con la Roma lo ha rimesso a posto anche fisicamente ed è sembrato quel regista dai piedi buoni che la squadra, dopo l’addio di Pjanic, non ha più. Ha fornito uno splendido assist per il gol di El Shaarawy e non si è certo fermato lì: ha creato 4 occasioni da gol, recuperato 9 palloni e anche se serviranno test più probanti in cui vederlo all’opera, ha dimostrato di poter dare una mano da qui a fine stagione, sperando di convincere la Roma a riscattarlo. «Sono qui per questo e sono pronto a dare una mano», ha garantito il francese, che spera di avere domani un’occasione dal primo minuto contro il Sassuolo.