A San Siro, alle ore 20,30, è solo l’anticipo del 3° turno di campionato. Ma l’aria è subito pesante, come se fosse già la notte della verità per il Milan e la Roma, soprattutto per i rispettivi tecnici. Eppure Gattuso, uscito a testa alta dal San Paolo nonostante il ko, è appena al 2° match (rinviata la gara con il Genoa). «L’anno scorso siamo partiti peggio, adesso abbiamo un punto in più» ricorda invece Di Francesco che, nella partita contro l’Atalanta, ha ringhiato più del collega, rompendosi il mignolo della mano sinistra. Sono entrambi nel mirino. Più il rossonero, però. E i motivi, se c’è il calcio di mezzo, sono sempre gli stessi: metodi, moduli e scelte. Meno testardo il giallorosso. Lui cambierà, il sistema di gioco e almeno un paio di interpreti, Karsdorp e Schick gli acquisti dell’estate 2017; l’altro confermerà la formazione che non ha sfigurato contro il Napoli, inserendo giusto Calhanoglu (squalificato sabato).
SVOLTA ANNUNCIATA – Di Francesco annuncia la modifica del sistema di gioco: il 4-2-3-1 con cui la Roma, lunedì sera, ha ripreso quota, senza però scartare l’ipotesi della difesa a 3, usata per arrivare al pari contro l’Atalanta. «Siamo all’inizio della stagione e facciamo già processi. Prematuri. Bisogna essere equilibrati e non faziosi. Non dovevo fare quel gesto. Ne ho pagato le conseguenze. Ero nervoso: non riuscivamo ad esprimere le nostre qualità. Io devo trovare le soluzioni e mi auguro di trovare quelle giuste. Se vedo che qualcosa non va, bisogna cambiare. Che non vuol dire scordarsi di tutto quello che hai fatto. Non è questione di debolezza. Ma ogni giudizio dipende poi dal risultato: prima del Barcellona mi avete preso per pazzo, dopo la gara sono diventato un fenomeno… Chi non osa non sbaglia mai, io mi prendo le mie responsabilità. Possiamo giocare in molti modi. Il fatto di avere calciatori duttili è un vantaggio. Io lavoro per portare la Roma il più in alto possibile». L’assetto, dunque, passa subito in secondo piano. «Non conta nulla quando all’interno di questo i calciatori non mettono le caratteristiche più importanti, come cattiveria, attenzione e gioco di squadra. Con l’Atalanta nel primo tempo non è avvenuto. A incidere è la veemenza dell’aggressione. E’ mancata cattiveria agonistica, un’anima vera quando devi andare a fare la guerra. Lunedì Manolas ha perso molti duelli con Zapata, se Romagnoli facesse lo stesso con Dzeko sarebbe una gara in discesa. L’importante è perdere pochi duelli». La condizione atletica, in questa fase, fa la differenza. «Fazio e Kolarov sono stati poco brillanti, Manolas nel primo tempo non sembrava il giocatore che conosciamo. Un po’ di ritardo c’è stato. Mi preoccuperei se comunque fossero già al massimo. Devo tutelare la squadra: non ci sono robot che vanno in campo. Ho sostituito due ragazzi che sono un patrimonio della Roma e dell’Italia. Mi aspettavo anch’io un’altra prestazione: a San Siro bisogna migliorare ripartendo dai tanti errori commessi contro l’Atalanta». Chiude il caso Strootman «Io, quando il calciatore ha il desiderio di cambiare, non trattengo nessuno».
DIFESA AD OLTRANZA – «Io non sputo merda sui miei giocatori: guai a chi me li tocca». Gattuso prende posizione in pubblico. E chiarisce: «Non c’è alcun caso Donnarumma. E su Bakayoko sono stato frainteso. È un grande giocatore che deve solo ambientarsi. Quando le cose non vanno, sono io il responsabile. Al San Paolo ho avuto troppa fretta a cambiare Biglia, calciatore per noi fondamentale». Pure lui fa riferimento all’ultima gara. Ma a differenza del collega guarda più al 1° tempo. «Vorrei rivedere i 55 minuti visti con il Napoli: eravamo padroni del campo. Dobbiamo migliorare nel rimanere in partita fino in fondo e crescere nell’interpretazione della gara. È bastato un errore e siamo usciti dal campo e non possiamo permettercelo». Sa bene che cosa manca al suo Milan: «A livello tecnico siamo da primi quattro posti, ma emotivamente e caratterialmente dobbiamo ancora diventare squadra».