Oggi, presso la “Nuvola di Fuksas” all’interno della manifestazione “Più libri, più liberi” il direttore sportivo della A.S. Roma Monchi, incontra Paolo Condò per presentare il libro di Daniel Pinilla “MONCHI I segreti del Re Mida del calcio mondiale“. L’introduzione dell’opera è niente di meno che di Francesco Totti. Tuttoasroma.it seguirà l’evento in diretta con il supporto di foto e video.
11.55
– E’ arrivato anche il Direttore Generale Mauro Baldissoni
11.45 – Con un ritardo di 30 minuti sull’orario previsto, la presentazione ha inizio
A che punto era nel 2010 il “Metodo Monchi”? “Il mio percorso ha un inizio ed una fine. Io ho giocato come portiere al Siviglia per tanti anni, ho studiato come avvocato ma un giorno è arrivato il mio presidente e mi parla di fare il direttore sportivo. Era un momento difficile per la squadra che era in Serie B, molto vicina al fallimento”.
Non c’erano neanche i cassetti dove porre i rapporti degli osservatori… “Era una situazione difficile c’erano problemi economici grandi. Io ho detto si e ho cominciato a lavorare. Il mio metodo non è cosi difficile da capire. Ci sono due cose importanti. Primo il lavoro e poi il rapporto con diretto con il mio staff. Questa è la mia forza. Sono sicuro che ci sono tantissimi direttori sportivi che lavorano meglio di me. Io sono il più forte in questo rapporto diretto con il mio staff. La comunicazione deve essere con tutti allo stesso livello”.
Come hai potuto mantenere la freddezza? “Ah difficile, molto difficile.
Sei stato prima giocatore che direttore sportivo… “Non so se questa cosa è bella o brutta. Per me è importante capire i problemi per trovare la soluzione”.
E’ dalle critiche che si impara… “Si bisogna continuare a lavorare per trovare il successo. Il successo del Sevilla contro il Middlesbrough è stato il più importante dopo 58 anni e il giorno dopo stavano tutti festeggiando. Il presidente mi ha detto che dovevamo lavorare di più”.
Monchi sottolinea una citazione di Valdano ‘Il sudore viene prima della vittoria solo sul dizionario’… ”
Tu sei un tifoso del Siviglia… “Non avrei mai immaginato quando ho iniziato da direttore sportivo. Ho studiato e lavorato da avvocato dopo essere stato calciatore, ma un giorno il mio presidente mi parlò di questo ruolo. Credo che per responsabilità gli ho detto sì, era un momento difficile perché eravamo in Serie B, vicini al fallimento”.
Sei stato il primo a vedere Dani Alves come nuovo Cafu… “Dani aveva grande qualità, noi giocavamo con il 4-4-2 ed era difficile togliere i terzini titolai e avevamo 2 centrocampisti di lavoro. Avevamo bisogno di qualità, lui faceva e fa ancora la differenza, lo trovammo in un torneo sudamericano nel 2003 e giocava da esterno d’attacco. Andò solo il Siviglia a visionare, lo chiamammo e sapevamo che poteva fare tutto. All’epoca era difficile visionare giocatori, io lo portai in Spagna in prestito con diritto di riscatto, è stato l’acquisto ideale per capire come noi lavoriamo. Gli scout sono fondamentali, a Siviglia eravamo in 16, a Roma stiamo costruendo e siamo in 10. Ho voluto sviluppare la rete degli osservatori. Sabatini ha lavorato sempre bene sul mercato, ci sono tanti esempi di calciatori, ma se sono arrivato qui voglio fare meglio e lavoriamo per costruire una direzione sportiva vicina a me e alle mie idee”.
La storia di Van Persie andò male… “Molti anni fa giocava nel Feyenoord, lo cercammo nell’estate del 2004. Lo seguimmo, cercavamo un esterno alto. Era tutto ok, ho mandato Fernandez qualche giorno prima per chiudere. Luiè arrivato a Siviglia, appuntamento alle 20,30 in albergo. Ma dopo non si presentò, lo aspettammo ma non si fece vive. Il Feyenoord anche non sapeva che fine avesse fatto. In realtà avevano già un accordo con l’Arsenal, volò a Londra e non se ne fece nulla”.
La Roma: due affari di mercato dolorosi come la cessione di Salah e quella di Paredes. Perché la seconda andò così? “Qualche volta il direttore sportivo deve fare quello che la società chiede. Non sempre posso prendere la decisione normale. Ci sono sempre due parti che decidono; è difficile poi quando un calciatore vuole giocare sempre e preferiva andare via. Qui era difficile e c’è già De Rossi. Parlando col mister abbiamo deciso di lasciarlo andare”.
La Roma rispetto ad altre squadre è una società che ha un grande settore giovanile… Un direttore sportivo come si relaziona con questa caratteristica? “Quando sono arrivato a Roma avevo un primo obiettivo: capire la Roma. Se tu non conosci il posto, la filosofia, la storia e i tifosi parti col piede sbagliato. Ho avuto la fortuna di poter parlare con tutti per capire la forma di attaccamento. Io ad oggi sono felice qui, sono andato via da casa mia e non era facile, professionisticamente è la prima volta che sono via da Siviglia”.
Hai avuto tante offerte: perché proprio la Roma? “Non so…Immaginavo che qui potevo trovare un posto simile a Siviglia. Finora non ho sbagliato, lavoro con la stessa autonomia e responsabilità, questa era la mia prima idea per prendere una decisione. Dopo 29 anni non potevo sbagliare. Vero che mi hanno cercato altri club, anche più importanti per nomea, ma avevo dato la mia parola alla società e poi non so, ero convinto che Roma fosse il posto più interessante e adatto alla mia forma di lavoro”.
I tuoi primi mesi ti confermano che la tua scelta è stata giusta… “Dal punto di vista professionale sono contentissimo, ma come persona mi manca qualcosa perché metà della mia famiglia è a Siviglia. Io sono tanto legato alla famiglia, oggi mi manca qualcosa ma credo che piano piano andrà meglio”.
Quando si trasferisce la famiglia? “Ancora no perché ho mia figlia che sta studiando ma troveremo una soluzione. Tutti conosciamo Roma e credo che sia un posto bello”.
Contento dunque di essere a Roma? “C’è un Monchi professionale che sta bene, ho un ottimo rapporto con Baldissoni, l’allenatore e i calciatori. Poi il Monchi familiare a cui manca qualcosa, è stato difficile lasciare situazioni familiari. Roma è un posto particolare, comunque ideale per me”.
Mi racconti com’è il rapporto con Totti? “Il rapporto è buono. Sono arrivato nel momento meno indicato; lui mi ha reso facile l’arrivo a Roma. La mia prima conferenza stampa della mia presentazione è stata con la notizia del ritiro di Francesco. Ho fatto una cosa giusta guardandolo negli occhi: prima ho parlato con lui. Oggi stiamo lavorando insieme, siamo contenti e credo che lui mi possa trasmettere tante cose di Roma che io non so e credo che lui è contento e comincia a capire qualcosa del lavoro che per lui è nuovo. Credo che possiamo continuare a lavorare insieme e fare qualcosa d’importante”.
Tornando sul mercato… Hai detto che Schick non era esattamente il profilo di giocatore che ti era stato richiesto ma è stata un’opportunità, ma aveva tanto talento e c’rra quasta opportunità e ti sei sentito di prenderlo… “Ho dato la stessa spiegazione a loro. Il direttore deve essere vicino alla società e all’allenatore. Devo guardare il presente e il futuro. Questo è il lavoro che deve fare il direttore sportivo. Nessun allenatore dice no ad un buon giocatore”.
Un tuo commento sulla Champions della Roma… non pensavo che arivasse prima… “Manca una piccola cosa per fare il giusto che è domenica a Verona. Dopo Verona dirò il mio pensiero. Dopo tanto sucesso, se noi facciamo una buona partita a Verona e vincere sarò più contento della vittoria col QarabagSarà uno step importante per la crescita della società. Non possiamo fermarci qui e dobbiamo arrivare ai tifosi che domandano. Domenica abbiamo un esame e può essere la partita più importante del campinato. E’ la prova del 9”.
Ora iniziano le domande dei giornalisti…
Avrebbe preferito avere Totti da giocatore o da dirigente? “Lo vorrebbero tutti i direttori sportivi del mondo da giocatore. E’ bello che una volta che si è fermato stiamo lavorando insieme. Sono fortunato per lavorare come dirigente”.
In Che momento avevi scelto Di Francesco e che era l’uomo giusto? “Baldissoni è testimone. La prima volta che ho parlato con Eusebio e dopo che era finita la riunione, ero convinto che era l’allenatore perfetto”.
Quali dei rinnovi contrattuali è stato difficile e quando ci sarà quello di Florenzi? “Nessuno è stato difficile, tutti volevano restare qui. E’ questo era più facile per fare il Direttore Sportivo. Questo è importante della Società perchè tutti volevano restare qui. Florenzi non so quando ma lui e la Roma devono continuare insieme per tanti e tanti anni”.
Che cosa pensa del calcio italiano… “Io ho una buona impressione del calcio ialiano e quando uno guarda da fuori ha un’idea sbagliata ma quando sono venuto era un’altra cosa. Tutti gli allenatori sono italiani e l’allenatore italiano è forte. Non conosco bene la questione ma voi non dovete parlare male del calcio italiano”
Il metodo Monchi c’è anche il lavoro nelle “cantere”, Come si fa a mischiare la ptima e le seconde squadre… “E’ difficle che quando una squadra si fa più grande. Credo che la Roma che ho trovato è che la Roma ha fatto un grande lavoro. La seconda squadra è importante per me; è continuare il percorso di un giocatore, per completarlo. Parliamo di Antonucci, per me dovrebbe parlare con i dirigenti e dirgli che non troverà mai una struttura così”
Per Condò Chi è il duellante di Monchi? “Florentino Peres”
Lei viene dsa una realtà spagnola e ora è qui dove il settore giovanile ha lavorato sempre bene… “Quando sono arrivato a Trigoria ho trovato una cosa ben organizzata. Credo che devo continuare la strada di chi mi ha preceduto. Tuti i club italiani è una cosa importante del futuro. E’ meno costoso il ragazzo che prioviene delle giovanili”.
Lei come ha conquistato Pallotta? “Primo non l’ho conquistato secondo ho un buon rapporto con lui. Ho sempre creduto che i nemici non sono quelli di colori giallorosso, i nemici sono quelli blu, bianconeri… Se non è così vuol dire che manca qualcosa. Ho sempre parlato con Jim (Pallotta, ndr) e lui è stato trasparente”.
Se l’urna metterebbe a confronto Siviglia e Roma che farebbe? “So che poteva capitare ma se arriva mi farei tante domande. Divento matto sicuramente”.
Si potrebbe iniziare a parlare di rinnovo per Di Francesco? “Noi siamo molto contenti. Abbiamo fatto una scelta importante. Credo che parlare del contratto, è inutile. La cosa più importante è il rapporto che abbiamo con Eusebio”.
Il tuo duellante ora è Sabatini, primo in classifica che ha scelto quei giocatori e quanto ti senti la Roma? “Io sono alla Roma, non la Roma è mia. Io sono stato fortunato ad arrivare dopo il miglior Direttore Sportivo italiano (Sabatini, ndr). La domanda era… quanto posso portare alla Roma io”
11.40 – Monchi ha preso posto a lui assenatogli
11.20 – Ancora pochi minuti e inizia la presentazione del libro…
11.15 – E’ arrivato il Direttore Sportivo alla “Nuvola”
11.00 – Mancano pochi minuti alla presentazione del libro e Monchi e Condò a momenti dovrebbero occupare le loro postazioni
10.40 – Si attende l’inizio dell’evento e l’arrivo di Monchi nella “Sala Nuvola”
Ramòn Rodriguez Verdejo (San Fernando, 20 settembre 1968), meglio conosciuto come Monchi, è il nuovo direttore sportivo della AS ROMA. È un’icona del calcio internazionale e arriva in Italia dopo le stagioni trionfanti del Sevilla FC.
Autodidatta, diventato direttore sportivo in un momento di emergenza del Sevilla FC, Monchi ha raggiunto l’impensabile, con una squadra che non aveva mai decollato a livello internazionale prima del suo arrivo.
Questo libro, a cavallo tra un manuale di un modello di successo e un compendio di aneddoti relativi ai cartellini dei giocatori nel tempestoso mondo del calcio professionista, racconta il dietro le quinte di un mercato che muove diversi miliardi di euro ogni anno ed è capace, se si fa con giudizio, di accendere o spegnere le passioni di centinaia di migliaia di tifosi in tutto il mondo.
Monchi è il frutto di un lavoro di due anni del giornalista Daniel Pinilla che a stretto contatto con il direttore sportivo, ha svelato i segreti del sistema di lavoro che hanno trasformato Monchi in un referente globale, motivo di studio e ammirazione da parte di altri club e università.
Monchi ha condiviso la sua visione del calcio in questo libro in modo che possa diventare il suo principale lascito per tutti i tifosi e amanti del calcio e per tutte quelle persone interessate a modelli di impresa innovativi e di rottura. Con un capitolo inedito, scritto appositamente per l’edizione italiana, Monchi condivide anche le sue prime impressioni sul campionato italiano di serie A.
DANIEL PINILLA (Sevilla, 1974), è un giornalista sportivo con 20 anni di esperienza. Per scrivere questo libro ha trascorso due anni della sua vita a strettissimo contatto con Monchi. Al momento è direttore editoriale della casa editrice Samarcanda.