La Roma ritrova il suo muro. Il gol da 3 punti la Juventus lo fa lo stesso, la Var cancella il raddoppio e il tabù Stadium resta, ma la partita sarebbe finita tanto a poco se non fosse stato per i miracoli di Olsen in perfetto stile Alisson e i salvataggi di Manolas, pilastro della difesa giallorossa. Il 2-0 sarebbe stato troppo severo per la squadra di Di Francesco, che dopo un primo tempo sottotono in cui ha faticato ad uscire dalla propria area ha alzato la testa e col ritorno alla linea a 4 si è sistemata meglio in campo, andando a dare fastidio ai padroni di casa. I tiri in porta della Juve sono stati 7, solo uno è entrato, quello di Mandzukic, bravo a sovrastare Santon e a schiacciare in rete una palla su cui Olsen poteva fare davvero poco. Ma lo svedese si è riscattato con una serie di parate eccezionali, a partire dal grande intervento sulla conclusione ravvicinata di Alex Sandro fino ai tre gol negati a Ronaldo, che ha scaricato la rabbia sul palo perché non è riuscito a segnare la dodicesima rete in campionato.
Merito dell’ex Copenaghen, che dopo le papere contro il Genoa è riuscito a farsi perdonare, tornando sui suoi standard e superandoli: è stato prodigioso ieri sera, ha tirato fuori dal cilindro gesti tecnici che a Roma si erano abituati a vedere quando in porta giocava Alisson. Dall’altra parte del campo c’era l ’ex Szczesny, decisamente meno impegnato ma sempre sicuro sugli interventi, e per i bianconeri sono 6 i clean sheet consecutivi. Una cosa che manca alla squadra giallorossa, la porta è rimasta limpida solo 3 volte in questo campionato e sicuramente c’è da migliorare sotto questo punto di vista, ma ieri è stata in grado di reagire nel secondo tempo, di far vedere che è viva e almeno nell’atteggiamento ha dimostrato di voler provare a tenere la rete «pulita». Olsen è passato dal ricordare il peggior Goicoechea, che sancì l’esonero di Zeman con una sua gaffe contro il Cagliari, a far riaffiorare i dolci momenti dell’attuale numero uno del Liverpool, forse l’uomo sostituito meglio nell’ultimo mercato.
Manolas tante volte è stato vicino all’addio, ma alla fine ha sempre scelto di restare («Ho 3 anni di contratto e voglio aiutare la squadra», conferma a Sky) e a parte qualche sbandata è l’unico della difesa romanista a dare sicurezze. Il greco pochi giorni fa lanciava un grido d’allarme chiedendo ai compagni di non lasciare i difensori troppo soli, stavolta dice che «i ragazzi hanno dato il 100%» ed esce dallo Stadium con la consapevolezza di aver saputo tenere a bada Ronaldo, «ma – precisa – non mi sono divertito, se avessimo vinto magari sì», e di aver concesso solo un gol alla squadra che ne ha fatti 34 in 17 giornate. Per la Roma è il 23° incassato, l’anno scorso erano 28 a fine anno. «Dobbiamo imparare – dice il centrale – come difendere compatti con intensità, loro sono abituati a farlo. Hanno lo stesso allenatore da anni, è la loro mentalità e vanno avanti così. Non siamo dove dobbiamo essere ma sono convinto che arriveremo tra le prime 4. Dobbiamo ripartire dal secondo tempo, abbiamo fatto vedere cose importanti». Ieri la Roma ha perso, ma paradossalmente non si è sentita sconfitta e qualcosa di buono l’ha costruito per il futuro, l’unica cosa che conta. L’unica cosa che conta.