La Lega di A, paralizzata dal contrasto tra lotitiani e riformatori, trova improvvisamente una linea politica. Che è più o meno questa: « Sul calcio decidono i presidenti » . Un principio affermato attraverso una delibera in cui l’Assemblea ha chiesto alla Figc (domani il consiglio federale) di prolungare il commissariamento della stessa Lega, in scadenza l’ 11 dicembre, e di protrarlo almeno fino al 4 gennaio ( data della prossima assemblea, nella quale verrà approvato il nuovo bando per i diritti tv) se non addirittura fino al 29 gennaio, quando in Figc verrà eletto il successore di Tavecchio. In altri termini: incapace di autodeterminarsi, e tuttavia smaniosa di affermare il proprio diritto ad autodeterminarsi, l’assemblea di Lega chiede a Tavecchio, presidente Figc dimissionario e in prorogatio, di prorogare Tavecchio come commissario di Lega.
La delibera è il risultato paradossale di una convergenza tanto inattesa quanto opportunistica. Ognuno aveva i suoi buoni motivi per votarla. I riformatori “filo Cairo” volevano respingere l’assalto del Coni («Malagò pensi al Coni e ai paesi simili al nostro che vincono 25 ori»); quelli “filo Roma” volevano procedere con ordine e cercare di portare a casa il bando prima di provare a partecipare al processo di riforma del calcio; mentre i lotitiani, fallito l’ennesimo blitz per piazzare un presidente “ di garanzia” – stavolta il nome era Catricalà – hanno fatto buon viso alla soluzione per loro meno dannosa.